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Se un Dio c’è: una riflessione sulle tragedie che ci stanno segnando

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Domande e riflessioni cristiane, a metà strada tra social network, televisione ed esperienza personale, all’indomani della strage di Nizza, che nella scorsa serata ha lasciato sul campo circa 84 morti

di Alfonso Feola 

In queste ultime settimane abbiamo visto di tutto: abbiamo visto la violenza cieca di un commando di giovani che entrato in un ristorante di Dacca, in Bangladesh, ha fatto strage di italiani, rapendo anche un generoso figlio della nostra terra; abbiamo visto la tragedia della fatalità, di giovani, uomini e donne, che vanno a lavoro, all’università oppure semplicemente in vacanza e dopo si ritrovano a morire intrappolati nei vagoni di due treni scontratisi su di un assolato binario di campagna, in quel della Puglia, vittime forse di evoluzioni di eventi e situazioni che vanno ben oltre l’errore umano; ed ancora, abbiamo visto ancora il terrore nel cuore dell’Europa. attentato a nizza 2
L’abbiamo vista, neanche 24 ore fa ed in presa diretta, spavalda e gratuita nel colpire gli abitanti di Nizza e numerosi altri turisti assiepati sulla “Promenade des Anglais” per ammirare i fuochi artificiali in occasione della Festa nazionale francese del 14 luglio. Specialmente quest’ultima, mostruosa strage rimane ancora impressa nei nostri occhi: un furgone crivellato di colpi, l’assassino che, prima di iniziale la corsa verso la folla ammazza un gendarme per poi essere a sua volta ammazzato dalle forze dell’ordine, gente terrorizzata, ripresa a scappare all’impazzata e senza una direzione precisa, corpi dilaniati, stritolati senza pietà, bambini ormai morti e coperti da un misero telo, con accanto qualche gioco o balocco scappato di mano nel corso della calca seguita all’attentato.

Che dire? Le domande frullano in testa… e frullano vorticose, specialmente quando la conta delle vittime inizia a montare inesorabile: 30, 60, 70 ed oltre 80 morti. Uno stillicidio immane, una follia nella follia, che lascia senza parole ed apparentemente, senza alcun brandello di speranza.

E’ inevitabile allora che, in questo day after la tristezza, lo spaesamento ed il timore si facciano strada, al pari del filo di vento che quest’oggi tira grazie ad un lieve abbassamento della temperatura. Ed in tutto questo orrore, non ci si può non chiedere: Dio c’è? E se c’è, dov’è? E’ la domanda delle domande, a cui dare una risposta adeguata è sempre inadeguato. Oggi più di ieri. Perciò scatta immediato il confronto, che specialmente dopo essersi informati sui portali di informazione, prende ad impazzare soprattutto sui social network, che ormai accompagnano le giornate di tutti noi.

A me è capitato proprio questo, stamane, dopo una tarda serata passata a seguire gli sviluppi immediatamente successivi all’attentato ed a cercare di prendere sonno, pur facendomi domande. E come tanti, piccoli semi di speranza, col passare delle ore sono affiorato dalla rete i quesiti e le riflessioni di tanti amici e conoscenti. Per prima c’è stata la parola, decisa e ferma di un sacerdote viterbese, don Roberto, che ha affermato “Non si fa a tempo a piangere una tragedia, che rispunta un attentato, e poi un altro, e un altro ancora. Le tenebre si stanno scatenando… la Via per cambiare è tracciata, la Vita vera è solo dall’Amore, da Dio… a cominciare da me!” Prima verità, prima soluzione: l’Amore… il grande assente nella follia jihadista, come del resto in qualsiasi fanatismo, in qualsiasi degenerazione terroristica, al punto da sostituire l’odio agli stessi dettami religiosi. Poi la domanda vera e sincera di una insegnante piedimontese, Simonetta, tornata alla Fede dopo un duro periodo di infermità fisica, che scrive “Dio ha sempre parlato all’uomo, no?… che sta succedendo?… quando impareremo ad ascoltare? – e rilancia – Io ho riscoperto Dio e la fede durante la mia malattia, i mesi scorsi… Sì, ok faccio parte di coloro che ritornano sui propri passi nel momento della paura, ma…è proprio questo che mi domando….è tanto difficile predisporsi all’ascolto di Dio?”

E qui automaticamente salta fuori, specialmente per chi crede, la consapevolezza che Dio parla da sempre all’uomo, lo fa da millenni… parla a noi stessi, singoli individui, ma l’uomo tuttavia preferisce fare orecchie da mercante e imboccare altre strade, con tutti gli annessi e connessi del caso: stragi, sangue, orrore, talvolta anche nel nome di Dio, che è il più mostruoso degli sbagli… e che forse non è nemmeno così diverso da quelle situazioni in cui nelle nostre Comunità locali ci ritroviamo a prevaricare il prossimo, finendo anche per farlo allontanare dalla Fede. Riflessioni illuminanti in un momento di buio: un cerchio che si è chiuso perfettamente quando, accendendo la tv, su Rai Tre ho ascoltato la dichiarazione dell’Imam di Centocelle, popoloso quartiere multietnico di Roma. Egli infatti ha detto “(Come Comunità islamica di Centocelle) ci sentiamo molto vicini alle vittime, prima di tutto – incalzando – è una cosa orrenda che ci scuote tutti quanti – ed ancora – la Comunità islamica vuole far parte della guerra al terrorismo: lo dirò anche ai miei fedeli: unirsi!” Già, unirsi, fare fronte comune, imparando a comunicare tra uomini e donne di diverso sentire. Il tassello finale.

C’è Dio dall’altra parte del nostro universo, dunque? A giudicare dai semi di speranza fin qui venuti alla luce, sì. E sono sicuro che lì dov’è adesso, in questo momento starà piangendo come un bambino. Starà piangendo disperatamente, con i pugni chiusi ed il cuore dilaniato di chi dà e chiede solo Amore, senza essere ascoltato… e tutto a causa di una umanità fatta di figli suoi che preferiscono dilaniarsi a vicenda pur di imporsi l’uno sull’altro, anziché accettare e praticare una volta per sempre la legge suprema dell’Amore vicendevole, che implica rispetto e dialogo… quella stessa legge per la quale il Figlio primogenito del Padre, Gesù Cristo, venne al mondo, ma fini sulla Croce! Ora è il momento di piangere, sicuramente.

Ma domani dobbiamo reagire, magari iniziando a bandire le armi del terrore, della divisione e dell’odio: perchè la divisione è alla base della loro follia. I paesi del Medio Oriente – e chi proviene da li – hanno pagato un prezzo enorme allo sviluppo delle democrazie occidentali, venendone relegati alla periferia, fuori dai processi decisionali, dalle lobby che contano e dalle classi dirigenti. La stessa data del 14 luglio lo dimostra: disprezzo per quella Democrazia, che proprio sul suolo francese trovò uno dei suoi principali centri propulsori. Ed è qui che occorre intervenire, con armi di dialogo, di inclusione, di integrazione. E’ il solo modo per evitare l’imbarbarimento e far si che, specialmente l’integrazione e la prevenzione – normalmente viste in dicotomia – si trasformino in un rapporto di costruttiva causa-conseguenza.

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