Il Santo Padre interviene in diretta video durante la festa sulla spianata del Santuario della Divina Misericordia, sottoponendosi alle domande dei giovani
di M. Michela Nicolais
La prima giornata del Papa in Polonia si è chiusa con una sorpresa senza precedenti nella storia delle Giornate mondiali della gioventù: un intervento in diretta video, dall’arcivescovado, per salutare i 100mila italiani presenti in questi giorni a Cracovia. Per circa 20 minuti, a partire dalle 20.50 circa, Francesco ha risposto a braccio a tre domande dei giovani, davanti alla spianata del Santuario della Divina Misericordia, teatro fin dal pomeriggio di uno spettacolo musicale in cui si sono alternati sul palco artisti del calibro, tra gli altri, di Renzo Arbore e Nomadi. La “Festa degli italiani”, un momento ormai tradizionale delle Gmg, organizzato dal Servizio nazionale per la pastorale giovanile, è diventata il “Giubileo degli italiani”, con i ragazzi che hanno attraversato la Porta della misericordia e hanno partecipato alla Messa celebrata nel pomeriggio dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei. Alle 21.15, dalla stressa finestra da cui era solito affacciarsi Giovanni Paolo II quando incontrava i giovani, Francesco ha salutato la folla di giovani radunatasi in via Franziskanska ricordando un loro coetaneo che avrebbe voluto tanto essere lì con loro ma non ce l’ha fatta. L’invito finale, come alla Gmg di Rio, è a “fare chiasso”.
“Come possiamo tornare alla normalità, tornare ad essere felici su quei treni che sono la nostra casa?”: la prima domanda, rivolta al Papa durante la Festa degli italiani, ha preso spunto dall’incidente ferroviario avvenuto di recente in Puglia. “Come sempre nella vita succede, quando noi siamo stati feriti, rimangono i lividi o le cicatrici: la vita è piena di cicatrici”, risponde il Papa. Ma la saggezza è “portare avanti le cose belle e le cose brutte della vita. Ci sono delle cose che non possono andare avanti e ci sono cose che sono bellissime, ma anche succede il contrario: quanti giovani come voi non sono capaci di portare avanti la propria vita con la gioia delle cose belle e preferiscono lasciarsi cadere sotto il dominio della droga o lasciarsi vincere dalla vita!
Alla fine, la partita è così: o tu vinci o ti vince la vita! Vinci tu la vita: è meglio!
E fallo con coraggio, anche con dolore. E quando c’è la gioia, fallo con gioia, perché la gioia ti porta avanti e ti salva da una malattia brutta: dal diventare nevrotica”.
“Anche i bambini sono crudeli, alle volte, e hanno quella capacità di ferirti dove più ti farà male: di ferirti il cuore, di ferirti la dignità, di ferirti anche la nazionalità”. Risponde così Francesco a una ragazza romena vittima di bullismo, una volta stabilitasi in Italia: “La crudeltà è un atteggiamento che è alla base di tutte le guerre. La crudeltà che non lascia crescere l’altro, la crudeltà che uccide l’altro, la crudeltà che uccide anche il buon nome di un’altra persona”. È il “terrorismo delle chiacchiere”, che si vince con “il silenzio, la pazienza e il perdono”.
Ma “perdonare non è facile”, come dimostra una parola che “non conoscevo, “quando sono venuto le prime volte, qui in Italia”, confessa il Papa: “Extracomunitari, che si dice delle persone di altri Paesi che vengono a vivere da noi. Ma proprio questa crudeltà è quello che fa sì che tu che sei di un altro Paese diventi un ‘extra-comunitario’, ti portano via dalla comunità, non ti accolgono. Che è una cosa contro la quale dobbiamo lottare tanto”. La “saggezza del perdono” e la mitezza sono le armi di questa lotta, imparando da Gesù.
“Come facciamo noi giovani a vivere e a diffondere la pace in questo mondo che è così pieno di odio?”. “La pace costruisce ponti, l’odio è il costruttore dei muri”, la risposta all’ultima domanda, rivoltagli da uno dei giovani di Verona che si sono trovati a Monaco nel giorno dell’attentato, mentre erano in cammino per la Gmg, e ai quali è stato consigliato di tornare a casa. Ma ora sono qui, hanno scelto di non mancare all’appuntamento. “Tu devi scegliere, nella vita: o faccio ponti, o faccio muri”, dice loro Francesco usando lo stesso verbo: “I muri dividono e l’odio cresce: quando c’è divisione, cresce l’odio. I ponti invece uniscono”. “A me piace pensare e dire che noi abbiamo, nelle nostre possibilità di tutti i giorni, la capacità di fare un ponte umano”.
Poi il Papa si rivolge direttamente alla folla festante dei giovani, che risponde immediatamente all’invito creando una sorta di “ola” improvvisata: “Ma voi state lì: con le mani, fate ponti, voi. Tutti. Prendete le mani! Io voglio vedere tanti ponti umani… Questo è il programma di vita: fare ponti, ponti umani”.
“Adesso vorrei dirvi una cosa. Facciamo silenzio”. Sono circa le 21.15 quando Papa Francesco si affaccia per la prima volta dalla finestra dell’arcivescovado, dallo stesso luogo da cui si affacciava Giovanni Paolo II nei suoi incontri con i giovani. E il suo pensiero, lo si capisce subito dopo, va a un giovane polacco: Maciej Ciesla, morto prematuramente poco prima di poter partecipare alla XXXI Gmg. “Aveva poco più di 22 anni”, inizia Francesco: “Aveva studiato disegno grafico e aveva lasciato il suo lavoro per essere volontario della Gmg. Infatti sono suoi tutti i disegni delle bandiere, le immagini dei santi patroni, che adornano la città, il kit del pellegrino. Proprio in questo lavoro ha ritrovato la sua fede. A novembre gli fu diagnosticato un cancro. I medici non hanno potuto fare niente, neppure con l’amputazione di una gamba. Lui voleva arrivare vivo alla nostra Gmg, aveva il posto prenotato nel tram in cui viaggerà il Papa, ma è morto il 2 luglio”. Poi l’invito a pregare e a fare un applauso a questo “compagno di strada” e l’esclamazione che ricorda uno dei motti di Giovanni Paolo II: “Non avete paura, non avete paura!”… “Domani ci rivedremo, voi fate il vostro dovere che è fare chiasso tutta la notte”.
Agensir