A cura di don Andrea De Vico
Anno C – XIX per Annum (Lc 12, 32-48)
“Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito”
Al retto uso delle cose (domenica scorsa) corrisponde il retto uso del tempo. Oggi Gesù si rivolge al “piccolo gregge” dei discepoli che lo circondano. Sembra quasi di sentire i profeti dell’Antico Testamento, quando parlavano di un “resto d’Israele” scampato alla grande deportazione in Babilonia. Si trattava di una “minoranza” di veri fedeli che, nell’abbandono generale della Legge e dell’Alleanza, rimanevano attaccati alla fede degli antichi padri. Questo segnale è importante: significa che il progetto di Dio si fa strada nella storia grazie a una minoranza che mantiene viva la promessa del Signore.
In democrazia, la minoranza organizzata è più forte della maggioranza disorganizzata. In Italia ci sono stati dei partitini capaci di squassare la compagine parlamentare e far approvare delle leggi molto lontane dalla “sensibilità cattolica” dell’intera nazione, alla faccia della “democrazia”. Le minoranze agguerrite sono più decisive delle maggioranze senza testa.
Similmente, in un paese dove la maggioranza della gente si accoda alle opinioni del momento, c’è sempre un piccolo gregge che tiene accesa la fiaccola della fede, tiene alti dei valori che nel momento del bisogno torneranno a vantaggio di tutti. Questo “piccolo gregge” non è fuori dal mondo ma ne è coinvolto, si distingue per uno stile di servizio attento e disinteressato. “Gli altri” generalmente non capiscono, non vogliono capire, fa più comodo pensare che “nessuno fa niente per niente”, perché questo non impegna la loro coscienza.
Il Signore invita questo “piccolo gregge” a non avere paura: vigilanza sì, impegno e fortezza sì, ma in un clima di fiducia, perché il Regno dei Cieli è cosa certa, il tesoro che vi abbiamo investito è al sicuro. Si tratta di un luogo dove non esistono banche né casseforti, non ci sono né i ladri né ruggini che ne blocchino i meccanismi. Di qui l’invito a dare un nuovo orientamento alla propria vita: “dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore”.
Le persone distratte vivono in superficie, si addormentano su cose che credono importanti. Aspettare il ritorno del padrone con le “vesti strette ai fianchi” richiama l’atteggiamento tipico dei lavoratori antichi, o dei pellegrini che volevano camminare spediti verso la meta: per non avere impaccio nei lavori, o nel cammino, erano abituati a sollevare e arrotolare le vesti bloccandole con una cintura. Il Maestro ci invita ad attraversare questo mondo come dei pellegrini che, in viaggio verso la terra promessa, in portano con sé lo stretto necessario.
L’attesa operosa, dunque, non è da riferire semplicemente alla fine del mondo o alla fine della vita. Non è soltanto allora che dobbiamo farci trovare sull’attenti, ma sempre, adesso, ogni giorno.
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