Due giorni intensi per ritrovare in San Sisto la storia passata di Alife e il sentiero futuro da percorrere come cittadini e come credenti
(video di Fernando Occhibove)
La Redazione | “Spero di avervi donato qualcosa… Di sicuro, da voi, ho ricevuto molto di più”. Con queste parole Mons. Valentino Di Cerbo ha salutato ieri sera gli alifani al termine dei festeggiamenti religiosi in onore del patrono San Sisto, dopo aver condiviso con la comunità locale l’intero novenario e i più solenni giorni della festa.
Di fronte ad una cattedrale affollata, al termine della processione, il Vescovo ha ringraziato il parroco don Cesare Tescione, il suo collaboratore don Massimiliano Iadarola, il comitato Festa, l’Amministrazione comunale per l’accoglienza ricevuta e per lo stile familiare che ha caratterizzato questi giorni di riflessione e di preghiera.
Quest’anno per i festeggiamenti solenni, a partire da mercoledì, Di Cerbo ha accolto in Cattedrale la visita del Card. S. Em. Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il Clero, giunto da Roma per “condividere un pezzo di strada della nostra storia di fede”, come ha spiegato il Vescovo nel saluto iniziale a lui rivolto.
Una presenza non casuale, mirata ad una nuova occasione di evangelizzazione e a confermare il legame di una chiesa particolare, quella di Alife-Caiazzo, con la Chiesa tutta: Mons. Stella, chiamato in Concgregazione da Papa Francesco, vive la responsabilità – insieme ai i suoi collaboratori – della formazione e dell’aggiornamento di sacerdoti e diaconi, di quella dei seminaristi; vigila inoltre sui Capitoli della Cattedrali, sui Consigli pastorali e sui Consigli presbiterali.
Le sue parole hanno aiutato i presenti a “leggere” dentro la storia di ciascuno ed interrogare sulla concretezza di un Vangelo incarnato oppure no. L’omelia del Cardinale ha concluso un percorso, avviato da Di Cerbo durante il novenario, di invito alla conversione, alla fede autentica, di risposta alla chiamata del Vangelo; di risposta e quindi di scelta a cambiare vita di fronte alle provocazioni di Gesù: essere discepoli appassionati, fedeli; essere uomini e donne senza mezze misure ma accesi dal desiderio di santità.
“Cercare, curare, pascere” i verbi suggeriti, una sorta di mandato rivolto da Mons. Stella a tutti i presenti; impegno dinamico del discepolo che ha scelto Cristo consapevole che la fede non è azione occasionale soggetta a pause e ripensamenti, rassegnazione e impotenza, ma stile quotidiano di inarrestabile attenzione e carità verso i fratelli, verso l’umanità in attesa di essere ascoltata, accolta, presa per mano.
“Siate gente santa!”, sono le parole con cui Mons. Stella ha concluso il suo pensiero rivolgendo un particolare invito ai sacerdoti: “L’impegno è quello di vivere il Vangelo e diventare testimoni di misericordia. Lasciare che il Signore cambi il cuore e ci apra all’amore; imparare a dialogare, ascoltarci e perdonarci nel le nostre famiglie; costruire relazioni sane, orientate alla gratuità, alla misericordia, alla cura vicendevole delle ferite; portare gli uni i pesi degli altri; lavorare per la giustizia, per la pace e per la verità; creare un clima di accoglienza e di armonia nelle nostre comunità parrocchiali, perché esse diventino il seme che possa generare il bene”.
Al termine della messa la piazza gremita di fedeli, molti giunti anche dai comuni limitrofi, ha salutato la statua di San Sisto portata in processione alla Cappella fuori le mura dove è rimasta fino al mattino seguente, nel luogo in cui le reliquie del Santo giunsero e sostarono all’arrivo da Roma prima del trasferimento in Cattedrale.
Come di consueto, è qui che il Vescovo diocesano rivolge il suo pensiero alla città: parole di incoraggiamento, di speranza, un invito a superare – oggi come in quel lontano 1131 – le pesti “che ancora oggi possono compromettere e indebolire la convivenza civile e a diventare, come lui (San Sisto, ndr) sognatore, capace di guardare avanti, di farsi annunciatore di buone notizie, appassionarsi al futuro di tutti, soprattutto dei giovani, di donare generosamente un po’ della propria vita e dei propri talenti per ridonare ad Alife la sua bellezza antica e un po’ ferita, ma ancora capace di sorprendenti traguardi”.
In occasione della festa, quella del giovedì, la comunità ha invece accolto Mons. Lorenzo Loppa, vescovo di Anagni-Alatri, città quest’ultima che condivide con Alife la devozione per San Sisto. Con lui, presenti già dal giorno prima il sindaco Giuseppe Morini, una rappresentanza della Confraternita di San Sisto I ed altri dalla città laziale.
La festa alifana si è protratta per l’intera giornata; la pioggia insistente del pomeriggio non ha scoraggiato quanti si erano adoperati per addobbare le strade con le infiorate e a causa del maltempo hanno dovuto ritoccare i loro lavori.
Il busto argenteo di San Sisto ha attraversato la città accompagnato dal corteo di fedeli raccolti in preghiera, e giungendo nuovamente in Cattedrale, è stato esposto alla venerazione fino a tarda sera.
La festa è proseguita per le strade cittadine, dove come ogni anno si ritrovano generazioni e seppur ridotti nei numero un gran numero di cittadini emigrati all’estero felici di tornare “per San Sisto”.