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Venuto a portare il fuoco. Quel Gesù che dà fastidio, segno di contraddizione

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A cura di don Andrea De Vico
Anno C – XX per Annum (Lc 12, 49-57)

“Sono venuto a portare il fuoco sulla terra, e come vorrei che fosse già acceso! Pensate che io sia venuto a portate la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione!”

Perché queste parole così provocatorie, quasi da terrorista del XXI secolo, da parte di un uomo che aveva detto di essere mite e umile di cuore, aveva proclamato beati gli operatori di pace, e che prima di morire dirà ai suoi: “vi lascio la mia pace?” La sua stessa nascita fu salutata da parole di pace: “pace in terra agli uomini, che Dio ama!” Certo, c’è anche la profezia di Simeone: “egli sarà segno di contraddizione, perché siano svelati i segreti di molti cuori …”

Il segno di contraddizione è Gesù stesso. Egli attribuisce alla sua persona il tempo messianico annunciato dai profeti, provocando l’ostilità, disconoscimento, la chiusura, il rifiuto. L’annuncio del Regno si scontra con ciò che è nemico di Dio e lo obbliga a pronunciarsi a favore o contro.

La stessa contraddizione la si registra anche nella vita dei Santi: finché son vivi, danno fastidio, ma una volta morti, gli dedicano un altare, una Chiesa, vengono addomesticati e ridotti a proprio uso e consumo. Sant’Antonio, ad esempio, era un’autentica “valanga di Dio” che predicava contro i ricchi, i magistrati e gli ecclesiastici: “il rosso delle porpore dei vostri vestiti cola il sangue dei poveri!” Muore a trentasei anni, e ne hanno fatto il Santo degli oggetti smarriti, dei neonati che hanno la tosse, degli studenti sotto esame e delle signorine in cerca di buon marito.

Poi c’è una disparità di trattamento tra i Santi della giustizia e i Santi della carità. I Santi della giustizia non sono mai “santi subito” perché danno fastidio al sistema. Nessuno mette in dubbio la santità di un Papa Giovanni, di un Oscar Romero o di un don Milani, eppure questi Santi non hanno ancora ricevuto la patente della santità. Invece i Santi della carità arrivano prima: chi si dà da fare a favore del prossimo non tocca il sistema, anzi è funzionale agli interessi del sistema.

Così gli occidentali vanno in Africa, rubano tutto, e poi lasciano ai missionari, ai volontari e ai medici senza frontiere il compito di mantenere un ospedale, una scuola, un pozzo artesiano, giusto qualche briciola. C’è poco da fare: il discorso più difficile è proprio quello della giustizia! Lo vediamo anche nei temi d’attualità: tocchi la giustizia, va in crisi lo Stato. E se la giustizia dello Stato è il problema numero uno, figuriamoci la giustizia del Regno di Dio!

Ecco la contraddizione: o servi il Regno di Dio a costo di perdere la pace, o ti fai una pace a misura tua con la conseguenza di perdere il Regno. Infatti esiste anche una falsa pace nelle famiglie, nella Chiesa, nel mondo. Se vuoi cominciare a far carriera, devi cominciare a peccare di omissione, cioè a mancare nei doveri essenziali del tuo stato. In politica, se vuoi andare avanti, non devi fare troppo bene, altrimenti i peggiori soggetti ti si mangiano. Nella Chiesa, quando non si muove niente, chi cerca di fare qualcosa non incontra migliori simpatie.

Il Maestro ci invita a non cedere a compromessi, anzi, se incontriamo una contraddizione, ce ne dobbiamo rallegrare: è segno che il Regno di Dio avanza! Ogni cristiano ha una lotta da sostenere, è “segno di contraddizione” lui stesso, è un “portatore di fuoco”, come il Maestro!

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