Home Dalla Campania Sciopero della fame per bloccare gli impianti di energia sull’Appennino campano. Giuseppe...

Sciopero della fame per bloccare gli impianti di energia sull’Appennino campano. Giuseppe Fappiano così difende il Matese

1652
4

Il fronte delle energie rinnovabili trova ferrei oppositori, anche nel Governo

giuseppe fappiano fronte sannita mateseLa Redazione | Che l’Irpinia sia diventata da una decina di anni sede di imponenti parchi eolici non fa più notizia: il numero delle torri con le pale è cresciuto esponenzialmente e la polemica iniziale delle associazioni territoriali a tutela del paesaggio ora assume toni esasperati, fino ad uno sciopero della fame, partito ieri, che vede protagonista Giuseppe Fappiano portavoce del Fronte Sannita per la Difesa della Montagna.
La cronaca di un mese fa da cui si apprende che la Soprintendenza Archeologica della Campania ha comunicato ai comuni interessati dall’attraversamento del Regio Tratturo “Pescasseroli – Candela” che sono state avviate le procedure per la dichiarazione di interesse particolarmente importante dei Beni Archeologici, non basta a fermare il sogno di veder annullati i progetti regionali per l’installazione di Eolico, trivelle, impianti idroelettrici, fotovoltaico a terra previa l’espropriazione di appezzamenti di terreno agricolo, pascoli e suolo ad uso civico.
Alla vigilia della sua protesta, Fappiano spiega in una nota scritta: “Questi ‘conquistadores’ scendono dal nord con valigetta in mano senza aver mai messo piede su un qualsiasi pezzo di terreno e se lo prendono acquisendone il diritto e togliendolo a chi quella terra l’ha lavorata e vissuta da secoli. Terra che ha sfamato famiglie e che sono costate sudore, sacrificio, lacrime e sangue. Preziose terre del Matese trasformate in impianti industriali per la produzione di energia elettrica. Un disastro”.
“La Regione Campania – continua – mentre da una parte finanzia con miliardi di euro progetti per la tutela e salvaguardia dell’ambiente e per lo sviluppo del turismo poi, dall’altra, autorizza impianti industriali che devastano lo stesso ambiente. Ed in tutto questo abbiamo assistito anche al silenzio degli Enti che non hanno mai speso una parola contro queste devastazioni annunciate, ed in parte compiute, per difendere il territorio, i beni ambientali e storici”.
Quale equilibrio tra le posizioni? Possibile convivenza tra progetti diversi? Anche.
Per le energie pulite si è combattuto affinché il nostro Paese imparasse dagli altri come fare, come ridurre la dipendenza di energia dall’estero; poi il boom di rinnovabile fino al crollo (e alla chiusura) di storici impianti termoelettrici, tanto che il governo Renzi per salvare i vecchi colossi della energia ha frenato sulle energie pulite riducendone l’installazione e la produzione.
La battaglia allora vede protagonisti non più i “pro” e i “contro” ma anche chi nel mezzo – come Legambiente – definisce “assurdo” lo stop di Renzi al rinnovabile in Italia, additando a questa azione di rallentamento il conseguente futuro energetico italiano.
Da che parte stare? Fatto salvo il principio di tutela del patrimonio paesaggistico e archeologico, l’Italia è davvero il Paese che sogna di crescere?
È pronto a compiere il salto verso un futuro moderno, economico, aggiornato negli stili e nelle prospettive?
Vi lasciamo con questo documento, per riflettere, per capire.

4 COMMENTI

  1. Caro Direttore, vorremmo riflettere e possibilmente anche capire. Ma davvero crede che basti il documento di Legambiente? La verità è un po’ più complessa, mi creda.

    • Abbiamo riportato dei dati di cronaca e posizioni diverse.
      Il documento di Legambiente ci sembra un buon punto di partenza, ma di certo non vincola pareri e commenti.
      Del resto quella di Legambiente è una presenza e una voce storica, autorevole nel dibattito ambientale italiano.
      In merito ad altre “voci” ben vengano commenti, riflessioni e studi documentati…

  2. La protesta di Fappiano è soprattutto tesa a denunciare il dissennato uso delle risorse del territorio da parte di taluni enti locali. Le suggerisco di proporre ai lettori un documento eccezionale, pare prodotto dalla stessa Amministrazione comunale di Morcone: “Il Murgantino”, marzo 2014, n. 3. In esso troverà posizioni molto chiare nei confronti di circa cento cittadini-allevatori, ai quali si vuole negare di esercitare un diritto sancito dalle leggi e dalle consuetudini sulle terre collettive. E’ una questione vecchia che, se ben ricordo, ha visto due anni fa la protesta di decine di pastori residenti sul versante casertano del Matese, ai quali si volevano negare provvidenze comunitarie volte a preservare gli ecosistemi relativi all’agricoltura e alle foreste.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.