Campane a festa dopo tre anni. “Restaurare vuol dire recuperare il rapporto con la parola di Dio” il vescovo Di Cerbo invita i fedeli ad andare “oltre” il semplice evento inaugurale
La Redazione – “Lasciarsi toccare dalle parole di Gesù per essere una chiesa migliore, una comunità che fa la differenza, in cui aver cura gli uni degli altri e della casa di Dio”. Mons. Valentino Di Cerbo ha parlato alla comunità radunata in chiesa per ammirare e festeggiare la riapertura del luogo sacro dopo i lavori di consolidamento necessari al seguito del sisma del 2013.
Ad accogliere il vescovo, sulla porta della chiesa per la benedizione del tempio, il parroco don Emilio Meola; presenti durante la celebrazione eucaristica i parroci di Piedimonte Matese don Emilio Salvatore e don Andrea De Vico.
“Ma aldilà di ogni compiacimento questa riapertura sia occasione per continuare a vivere, in maniera più intensa l’esperienza di Chiesa che cresce e porta frutto nella vita degli altro”, esperienza di famiglia che una volta accolta la parola di Dio, la fa fruttificare. Le parole del Pastore, oltre che esprimere gratitudine a apprezzamento per i lavori compiuti, hanno voluto approfondire una riflessione sul senso della comunità, della partecipazione ai progetti di Dio, tante volte diversi da quelli degli uomini.
Il vangelo del giorno in cui Gesù invita i suoi a fidarsi e calare le reti fino a farle traboccare di pesci, è stata l’occasione per meditare sulla Parola che impegna la vita di ciascun battezzato e che idealmente rappresenta la barca in cui sale Cristo per compiere il miracolo: “Quella che lascia posto a Gesù, non è una barca come le altre, perché la comunità che accoglie il Figlio di Dio è feconda, e dal mare – spesso immagine di morte e insidie – è capace di recuperare i fratelli in difficoltà”.
Essere una parrocchia fermento è per coloro che davvero si lasciano convertire dalle parole del Maestro”e avviano quel processo di crescita umana e spirituale che ci migliora; e come Pietro si scoprono peccatori, ma non rinunciano alla vocazione di essere pescatori di uomini“.
Uno dei passi più belli, quello raccontato dall’evangelista Luca in cui la tenerezza di Gesù, accolta da uomini dubbiosi, rompe gli schemi di una vita normale, e compie il miracolo nella vita di un gruppo di poveri pescatori, con l’uni certezza in una rete per il loro sostentamento.
Deporre schemi vecchi, lasciar morire ciò che è passato e rinnovarsi: “restaurare una chiesa – ha concluso il Vescovo – non equivale semplicemente a restaurare una barca e tornare ad essere come prima, ma riedificare noi stessi appassionandoci alla parola di Dio”.
Nel ripercorrere l’iter dei lavori di ristrutturazione, Mons. Di Cerbo ha messo in luce le difficoltà e i limiti incontrati in questi tre anni apparentemente lunghi, ma brevi per aver dato in poco tempo i risultati sperati non solo alla parrocchia di San Marcello e San Michele, ma anche alle altre chiese cittadine e dei comuni limitrofi chiuse dal terremoto.
Al termine della messa, il parroco don Emilio Meola ha voluto non solo esprimere gratitudine al Vescovo per la sua presenza in parrocchia, ma anche al gruppo di fedeli che con premura e dedizione hanno dedicato il loro tempo all’allestimento della chiesa affinché fosse pronta per la celebrazione. Un grazie particolare anche al comitato di San Bartolomeo, molto vicino in questa fase di “riordino” della casa di Dio ancor di più in queste settimane alle prese con l’organizzazione della festa del Patrono che avuto inizio ieri con la solenne intronizzazione dell’effige del Santo e la novena a lui dedicata.