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I pellegrini di Alife-Caiazzo incontrano Papa Francesco in Piazza San Pietro

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“Domandiamo il dono di una fede grande per diventare anche noi segni e strumenti di misericordia”, così Francesco all’udienza di ieri, in una piazza affollata da 25mila persone

La Redazione | Sono partiti da parrocchie diverse, in orari diversi, i 500 pellegrini della Diocesi di Alife-Caiazzo, accompagnati dai loro parroci, per raggiungere una assolata e serena Piazza San Pietro; l’audacia e l’entusiasmo di esserci, di incrociare lo sguardo di Papa Francesco ha premiato i tanti che sono riusciti ad entrare in Piazza già all’alba ed essere ai primi posti.
E come in occasione dei grandi eventi, la più ricercata piazza del mondo, si trasforma in teatro di festa, partecipazione, scambi, incontri con persone e gruppi con cui si ha sempre una parola, un’esperienza da condividere: è lo stile del pellegrino, di chi parte sapendo di trovare sulla strada altri come lui animati dalla speranza di incontrare Cristo.
Sono le parole di Papa Francesco, ancora una volta a spianare questa strada invitando ad alzare lo sguardo; la vita del cristiano è ben oltre i dubbi e gli ostacoli, colpi bassi o esperienze di fede misurate, scontate, preconfezionate.
Il vangelo di Matteo, commentato da Francesco, racconta le incertezze di Giovanni Battista, mentre è in cella, mentre è al buio, ‘Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?’.
“Giovanni soffre, è nel doppio buio: quello della cella e quello del cuore. Non capisce questo stile, e vuole sapere se è proprio lui il Messia, oppure se si deve aspettare un altro”. Un Vangelo, quello proclamato ad una piazza raccolta e silenziosa, che punta a “farci entrare più profondamente nel mistero di Gesù, per cogliere la sua bontà e la sua misericordia”.
“Era proprio nel momento del buio, il Battista attendeva con ansia il Messia e nella sua predicazione lo aveva descritto a tinte forti, come un giudice che finalmente avrebbe instaurato il regno di Dio e purificato il suo popolo, premiando i buoni e castigando i cattivi”, il commento di Francesco. “È nel doppio buio, quello della cella e quello del cuore, non capisce questo stile e vuole sapere se è proprio Lui il Messia, oppure se si deve aspettare un altro”.

La risposta di Gesù è un esplicito riferimento alla sua azione di misericordia tra gli uomini, per compiere la volontà del Padre, seppur “sembra a prima vista non corrispondere alla richiesta del Battista”. Poi, nel riportare le parole del Vangelo, Francesco è entrato nel vivo del suo messaggio: “Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!”.
“Questa è la risposta di Gesù”, ha sottolineato il Papa: “Qui diventa chiaro l’intento del Signore Gesù: egli risponde di essere lo strumento concreto della misericordia del Padre, che a tutti va incontro portando la consolazione e la salvezza, e in questo modo manifesta il giudizio di Dio”.
Ai peccatori e ai malvagi “è rivolto l’invito alla conversione affinché, vedendo i segni della bontà divina, possano ritrovare la strada del ritorno”. “La giustizia che il Battista poneva al centro della sua predicazione, in Gesù si manifesta in primo luogo come misericordia”, ha ribadito il Papa, secondo il quale “i dubbi del precursore non fanno che anticipare lo sconcerto che Gesù susciterà in seguito con le sue azioni e con le sue parole”.
Solo così, per il Papa, “si comprende la conclusione della risposta di Gesù: ‘Beato è colui che non trova in me motivo di scandalo’”.
“Scandalo significa ostacolo”, ha ricordato Francesco: “Gesù ammonisce su un particolare pericolo: se l’ostacolo a credere sono soprattutto le sue azioni di misericordia, ciò significa che si ha una falsa immagine del Messia. Beati invece coloro che, di fronte ai gesti e alle parole di Gesù, rendono gloria al Padre che è nei cieli”.
Parole che hanno toccato il cuore; che hanno entusiasmato. Parole che rendono nuove motivazioni; che non sono come le altre perchè a pronunciarle è il Successore degli Apostoli, non un personaggio pubblico qualunque, non un uomo di scena, ma il Papa in cui ogni credente identifica il volto della Chiesa.
Nei saluti ai fedeli di lingua italiana, che come di consueto concludono l’appuntamento del mercoledì con i fedeli in piazza San Pietro, il Papa ha ricordato la canonizzazione di Madre Teresa, il cui arazzo troneggia ancora sulla facciata della basilica vaticana. “Cari giovani – ha detto Francesco – Diventate come lei, degli artigiani di misericordia”. “Sentite la sua vicinanza compassionevole specialmente nell’ora della croce”, l’invito agli ammalati: “Invocatela perché non manchi mai nelle famiglie la cura e l’attenzione per i più deboli”, quello rivolto agli sposi.
Non sono mancati i suoi saluti “ai  pellegrinaggi delle diocesi di Alife-Caiazzo e Chiavari, con i rispettivi vescovi monsignor Valentino Di Cerbo e monsignor Alberto Tanasini”. A  seguire un grido di gioia si è levato da più parti della piazza, lì dove i gruppi di Alife-Caiazzo erano sistemati.
Nel pomeriggio, la messa nella Basilica Vaticana celebrata da Mons. Valentino Di Cerbo.

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