I dati Istat riportano una diminuzione di miele Made in Italy e un aumento del 13% di prodotto straniero nei primi 5 mesi del 2016
La Redazione – Poco incoraggianti sono i dati riportati da Coldiretti sulla produzione italiana di miele, in relazione ai primi 5 mesi dell’anno. Con l’inizio del 2016 la quantità di miele straniero (cinese, ungherese e rumeno) importata in Italia è aumentata del 13%. A causare l’involuzione del sistema produttivo italiano soprattutto l’azzeramento del raccolto di miele d’acacia in Piemonte e Triveneto e di agrumi in Sicilia.
L’adozione di prodotto straniero, in misura maggiore cinese, da parte delle aziende italiane comporta il rischio di consumare miele recante il falso marchio Made in Italy di qualità anche scadenti, con una presenza di polline Ogm superiore a quanto consentito. In tal senso, la Coldiretti si è spesa per l’attribuzione di un’etichettatura obbligatoria che indica il non utilizzo di polline geneticamente modificato.
Se invece si tratta di miele proveniente da diversi Paesi dell’Unione Europea l’etichetta da affiggere riporterà l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.
Stesso discorso per gli alimenti che contengono il miele tra gli ingredienti, per i quali bisognerebbe procedere all’attribuzione di un’etichettatura che riporti la presenza di prodotto straniero.
La produzione di miele rappresenta uno dei punti di forza dell’assetto economico italiano e il quadro definito dalla Coldiretti rischia di comprometterne la crescita. Gli effetti di questo crollo rischiano di penalizzare anche il lavoro di apicoltori e aziende apistiche esistenti in Alto Casertano. Sarebbero conseguenze traumatiche in modo particolare per l’apicoltura alifana, che vanta origini antichissime e che viene stimata come uno dei pilastri della realtà agricola campana.