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L’amministratore disonesto. La rubrica settimanale sul Vangelo della domenica

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A cura di don Andrea De Vico
Anno C – XXV per Annum (Lc 16, 1-13)

“Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne!”

 Nella Palestina dei tempi di Gesù i grandi proprietari terrieri, per lo più stranieri, avevano alle dipendenze degli amministratori cui davano grande libertà e responsabilità, perché realizzassero il profitto pattuito col padrone. Questi “amministratori delegati” potevano anche realizzare dei profitti personali, ciò era tollerato, ma in questo caso l’amministratore della parabola aveva esagerato, aveva rubato persino al suo padrone. Questi lo viene a sapere e lo licenzia in tronco. E quello non abbozza neanche un minimo di autodifesa: ha la coscienza sporca, sa che le accuse che sono state mosse contro di lui sono vere. Licenziato e obbligato a consegnare i conti, l’amministratore disonesto non si da per vinto, ma pensa subito a cosa fare per garantirsi un futuro “dignitoso”. Il suo “colpo maestro” consiste in un classico caso di “falso in bilancio”: ritocca le cifre e dimezza i crediti dovuti all’azienda. Praticamente ha utilizzato la roba del padrone per farsi degli amici che in seguito lo avrebbero aiutato, quando si sarebbe trovato in mezzo alla strada. L’idea è fulminea, non ci pensa due volte. Una mossa che gli attira persino l’ammirazione del padrone: “ma guarda questo … è stato capace di farmi scemo fino all’ultimo …”

Certamente Gesù non loda l’azione disonesta, ma la mette a termine di paragone, ne sottolinea i modi decisi: “guardate quel disonesto come è stato lucido nel badare ai fatti suoi, guardate che prontezza nell’avvertire la gravità della situazione, guardate che coraggio nel prendere una decisione …” Gesù vuole che anche i discepoli, nei confronti del Regno, adottino la stessa prontezza. Non possono rimandare al domani, non possono dormirci sopra, devono agire adesso, devono essere risoluti, altrimenti questo Regno lo perdono. Se venisse oggi, Gesù direbbe: “guardate gli operatori di borsa, con gli occhi incollati al computer per seguire l’andamento dei titoli e l’orecchio al telefono per dare ordini: se i titoli crollano, vendono di qua e comprano di là. Che attenzione, che livello di decisione! E voi non fareste lo stesso per mettere al sicuro un capitale immensamente superiore, quello della vita eterna?”

A volte le persone lamentano il fatto che Dio ai malvagi la manda buona, mentre agli onesti capita tutta una sfilza di guai e tribolazioni. E’ una storia sentita molte volte: la gente di malaffare riesce sempre, mentre i poveracci sono messi a dura prova. I malvagi ci guadagnano, mentre i buoni, per fare buoni, ci rimettono le penne. Se penso questo vuol dire che non ho capito nulla del Regno di Dio. Io che sono discepolo di Cristo devo assumere lo stesso atteggiamento di quelli che sguazzano nell’illegalità. Devo farmi furbo nel bene come quelli lo sono nel malaffare, per accaparrare la vera ricchezza, quella del Regno.

Posso anche interrogarmi chi sia il mio vero datore di lavoro: un riccastro che pensa si suoi soli interessi? Un politico corrotto che si è venduto a un altro? Una multinazionale dai poteri occulti? Ebbene, con tutta la disonesta ricchezza che mi gira attorno, e ce n’è tanta, invece di mettermi a fare inutili cortei a favore della legalità, o a scrivere articoli di fuoco per l’improbabile riforma della giustizia nazionale, devo farmi più furbo dei miei datori di lavoro, devo cercare anch’io di acchiappare quanto più mi riesce a favore di quegli amici (i poveri) che un giorno mi apriranno le porte del Regno, quando ci sarà la resa dei conti e le cose potrebbero davvero mettersi male per me!

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