di Luigi Arrigo
“Nacque nel mondo un sole, Francesco era il suo nome”. Con i versi di Dante, cantati all’inizio della messa, si è entrati nel vivo della celebrazione della Festa di San Francesco d’Assisi presso il Santuario di Santa Maria Occorrevole di Piedimonte Matese.
A presiedere l’Eucarestia Mons. Valentino Di Cerbo con il quale hanno concelebrato i frati sacerdoti della fraternità francescana, con il nuovo guardiano Padre Gennaro Russo, e i parroci di Raviscanina e San Gregorio Matese, don Armando Visone e don Angelo Salerno.
Quest’anno, infatti, la comunità di San Gregorio Matese ha ceduto il testimone per l’offerta dell’Olio per la lampada di S. Francesco alla comunità di Raviscanina, accompagnata in questa occasione oltre che dal suo parroco, anche dal sindaco Anastasio Napoletano.
Presenti il presidente della Comunità Montana, Fabrizio Pepe e i sindaci dei comuni della Valle Alifana e una grande folla di fedeli che ha riempito il santuario e venerato la Reliquia del Sangue del poverello d’Assisi.
Il Vescovo nell’omelia, partendo dalla riflessione sul brano del vangelo di Matteo proclamato durante la messa, ha posto l’accento su due bagliori di luce provenienti dall’esperienza di Francesco: la “scelta” della Croce e il senso della Povertà evangelica.
“Per Francesco, infatti, la croce non è sofferenza ma la conseguenza della scelta di seguire Gesù” ha spiegato Di Cerbo. “Non è un “incidente di percorso”ma conseguenza di un atto d’amore. Il volto del cristiano nella sofferenza è come quello di una mamma che sta mettendo al mondo un bimbo: un dolore accettato nella consapevolezza che il frutto di quel dolore sarà una vita nuova che nasce da una scelta d’amore.
In questo senso Francesco è colui che fa della Croce il suo vanto, è colui che come la mamma che ha sofferto e vede nel figlio il frutto della sua scelta d’amore, vive poi nella gioia”.
Un approfondimento poi sul senso della povertà contravvenendo alla consueta lettura che oggi si fa di essa: ” La povertà non è assenza di danaro, di ricchezza, ma si identifica con l’essere piccolo. Francesco è consapevole che tutta la sua vita, che è un dono, è nelle mani di Dio. La povertà evangelica è sempre retta da un atteggiamento di gratitudine, è mettersi spontaneamente nelle mani di Dio affinché possa usarci per manifestare la Sua grandezza”. Il Vescovo ha messo in luce la rivoluzione di Francesco “che non lascia scie di dolore ma si lancia verso il nuovo, ci invita a essere costruttori di umanità nuova e come lui anche noi siamo chiamati a essere riformatori, anche della nostra Chiesa locale che non sarà mai riformata da chi vuole “dare lezioni” o vive in un costante atteggiamento di critica ma da chi si lascia sorprendere dalla novità del Vangelo e si lancia verso nuovi traguardi di comunione e condivisione”.
Alla fine della celebrazione il vescovo e tutti i fedeli presenti si sono portati sul piazzale del Santuario per benedire dall’alto la città di Piedimonte Mtese e tutti i paesi della valle con la reliquia del Santo.
non una parola di ringraziamento alla corale che ha allietato ls funzione !!!
Gentile Domenico, ogni corale durante la messa ha il compito di sostenere il celebrante e i fedeli che partecipano alla celebrazione: una bella responsabilità! E si figuri se non se ne riconosce il fondamentale ruolo di animazione che riveste un coro!
Nell’articolo l’attenzione è concentrata sul messaggio del Vescovo e sul contenuto di quella celebrazione, ma di sicuro questa “omissione” non è voluta (sono tantissime le persone che hanno “lavorato” per organizzare quella messa, lei di sicuro sa bene). La ringrazio per la sua attenzione e la segnalazione, ma soprattutto per il servizio reso alla Chiesa con il canto da lei a dai tanti che ogni domenica e in ogni ricorrenza particolare animano le messe nella nostra Diocesi.