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Piedimonte Matese. Chiude definitivamente il Museo Civico

Dopo il licenziamento della direttrice Raffaella Martino, cessano le attività del Mucirama e la fruizione degli spazi in uso alla cultura cittadina. La speranza è quella di un "ritorno" alla normalità il prima possibile

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È triste la sorte toccata al Museo Civico “Raffaele Marrocco” di Piedimonte Matese. In seguito al licenziamento del Direttore, Raffaella Martino, avvenuto subito dopo le dimissioni del sindaco Vincenzo Cappello coinvolto nell’inchiesta Assopigliatutto, la struttura museale chiude.
Con l’interruzione delle attività del Mucirama, una battuta d’arresto viene subita anche dall’Associazione Am’Arte, la quale vede privarsi della sua sede ubicata proprio all’interno del Museo, oltre a non disporre di un Direttore scientifico che possa guidarla.
Così, l’unico dipendente, che garantiva l’apertura e la chiusura al pubblico è stato spostato in altro ufficio, quindi non vi è più nessuno che possa garantire la fruizione degli spazi.
Anni di storia e di servizio al territorio spazzati via in poco tempo, che difficilmente potranno essere restituiti. Un’attività di promozione e valorizzazione culturale, incrementatasi negli ultimi anni, adesso si è letteralmente smaterializzata. Tanti i progetti che perdono la loro location d’eccezione e quelli in cantiere che attendevano di concretizzarsi con il MuciramaLab.
Viene meno, insomma, uno dei cardini della realtà storico-culturale della provincia di Caserta, contenitore di storia antica e moderna distribuita tra i piani dell’antico edificio quattrocentesco.
Altra questione molto delicata è la restituzione dei reperti in prestito, come il Corridore del Monte Cila, la statuetta bronzea simbolo del rinnovato museo, custodita nella mostra Gens fortissima italiae.  Cosa accadrà? Che ne sarà di quei reperti che hanno incuriosito e portato tra gli ambienti del museo centinaia di visitatori in questi anni?
Se, tuttavia, non può non essere evidente il malcontento di cittadini, utenti e quanti credono nell’importanza che una struttura come quella di Largo San Domenico ha incarnato per molto tempo, non è altrettanto chiaro quali provvedimenti saranno presi in futuro, per rimediare a questa grave perdita, dai vertici regionali della cultura.

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