Nel corso dell’intervista concessa a “La Civiltà Cattolica” e alla rivista “Signum” dei gesuiti svedesi, in vista del viaggio in Svezia, Papa Francesco ha ricordato le sue personali relazioni con amici luterani, già da quando era ragazzo, e poi da arcivescovo a Buenos Aires. In particolare quella con il teologo svedese, Anders Ruuth – “l’uomo che ha fatto tanto bene alla mia vita” – e quella con Albert Andersen, già pastore della chiesa di Danimarca, con cui ha avuto “una discussione molto forte a distanza… Mi ha rimproverato con onestà e sincerità, come un vero amico. Quando è tornato a Buenos Aires, sono andato a chiedergli scusa”. Nell’intervista il Papa condensa i “meriti” di Lutero in due parole: Riforma, “fondamentale perché la Chiesa è semper reformanda”, e Scrittura: “Lutero ha fatto un grande passo per mettere la Parola di Dio nelle mani del popolo”. Ampia l’attenzione al tema dell’ecumenismo: senza mettere in dubbio il ruolo del dialogo teologico, il Pontefice sottolinea che “fare qualcosa insieme è una forma alta ed efficace di dialogo” in particolare, preghiera e opere di misericordia. Posto poi che “fare proselitismo nel campo ecclesiale è peccato”, ricorda “l’ecumenismo del sangue”: “Nell’unità quello che non sbaglia mai è il demonio. Quando i cristiani sono perseguitati e uccisi lo sono perché sono cristiani”. In questo senso definisce il Medio Oriente come “terra di martiri”.
Papa Francesco in Svezia, intervista su “La Civiltà Cattolica” e “Signum”
Nell'intervista alle due riviste, il Papa spiega quali sono, secondo lui, i "meriti" di Lutero