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Zaccheo, scendi! Il commento al Vangelo di domenica 30 ottobre

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angelo domenica 30 ottobre

Anno C – XXXI per Annum (Lc 19, 1-10)
A cura di don Andrea De Vico

“Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua!”

Non è la prima volta che Gesù si reca a Gerico, è conosciuto, vi ha guarito un cieco, c’è tanta gente ad attenderlo, la solita folla di curiosi e ammiratori. Zaccheo è tra di questi, ma essendo un po’ “tappetto”, piccolo di statura, sale su un albero per vederlo meglio. E’ il capo dei doganieri della città, e si sa come succede: dove passano i soldi o c’è una merce che transita, i primi ad approfittarne sono proprio quelli che dovrebbero garantire l’ordine. Per questo gli esattori godevano di pessima fama, venivano ritenuti “impuri” dai giudei osservanti, erano trattati alla stregua dei pubblici peccatori. La legge giudaica prescriveva che per ottenere il perdono di Dio questa gente avrebbe dovuto restituire la somma rubata maggiorata del venti per cento, da destinare logicamente alle casse del Tempio. Qui si capisce anche l’espressione di Zaccheo, che nel suo entusiasmo di neo-convertito è disposto a restituire anche “quattro volte tanto” quanto aveva sottratto.

Sotto l’albero di Zaccheo Gesù esprime un comportamento che scandalizza i presenti: lascia la folla dei “fans” e si autoinvita a casa sua. E’ un caso difficile: è un ricco, e Gesù aveva già detto quanto è difficile che un ricco entri nel Regno dei Cieli. Tuttavia, di fronte a questa considerazione inaspettata verso la sua persona, Zaccheo scende e prende una decisione coraggiosa: dare ai poveri una buona parte dei beni accumulati, e riparare le concussioni fatte nel suo lavoro, più di quanto non prescriva la legge. E’ straricco, dopo la conversione continuerà ad essere ricco, ma questo non gli impedisce di entrare nel Regno di Dio. Le ricchezze non sono malvagie per sé, anzi Dio stesso è “ricco per eccellenza”, ha tutto, possiede tutto, e vuole che le sue creature raggiungano la pienezza dell’essere. Le ricchezze sono inique solo quando vengono barattate al posto della vita, accaparrate senza ragione, usate per ostentare un lusso sfrenato. Diversa è la posizione dell’uomo – raro – che decide di investire le sue ricchezze con un senso di responsabilità e di giustizia sociale.

Tuttavia Zaccheo era salito sulla pianta anche per un altro motivo. Da quella posizione poteva osservare i movimenti senza essere visto, poteva rimanere fuori della folla senza coinvolgersi troppo. Anche tra di noi noi talvolta succede lo stesso. Quando si fanno delle riunioni di gruppo, o si prendono delle decisioni importanti che riguardano la vita comunitaria, ci sono delle persone che prendono le distanze e si comportano da osservatori esterni o neutrali, ma sentono tutto, non si lasciano sfuggire nulla, poi fanno finta di non aver capito, di non sapere, di aver dimenticato. Quando in parrocchia abbiamo dei cambiamenti, queste persone che non parlano quando hanno la facoltà di farlo, non si prendono la responsabilità di quello che pensano, ma preferiscono mormorare dopo, a cose fatte, nella cerchia più stretta di chi la pensa come loro. Il loro gioco è un altro, vogliono solo curiosare, come Zaccheo.

Per questo Gesù gli dice: “Scendi da quella posizione pericolosa! Oggi devo venire a casa tua!” L’incontro personale con Gesù, la considerazione che Gesù mostra per lui, gli cambia la vita. Non è che Gesù gli dica: “scendi che devo convertirti, devo rimproverarti, devo farti una predica …” No: per prima cosa, Gesù dice di volerlo incontrare a casa sua. Non è la conversione di Zaccheo che attira la simpatia di Gesù, ma è la simpatia di Gesù che attira la conversione di Zaccheo. Luca non tralascia di annotare la reazione dei presenti, di fronte a questa magnifica manifestazione di misericordia: “tutti mormoravano”.
Anche oggi, la “chiesa mormorante” sono quelli che non prevedono la conversione degli altri, vorrebbero limitare il paradiso ai soli giusti, cioè a sé stessi.

 

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