Quella che ho di fronte “è una persona che ama Dio e io devo amarla: questo è includere, questo è inclusione”. Lo ha detto, a braccio, il Papa, durante l’udienza giubilare di ieri, in cui ha spiegato che “questo aspetto della misericordia, l’inclusione, si manifesta nello spalancare le braccia per accogliere senza escludere, senza classificare gli altri in base alla condizione sociale, alla lingua, alla razza, alla cultura, alla religione”. “Davanti a noi c’è soltanto una persona da amare come la ama Dio”, il monito di Francesco: “Quella che trovo nel mio lavoro, nel mio quartiere”, ha aggiunto a braccio. “Ma questo è di quel Paese, di quell’altro Paese, è di quella religione, di quell’altra religione”, l’altra obiezione prospettata sempre fuori testo: “È una persona che ama Dio e io devo amarla: questo è includere, questo è inclusione”, la risposta.
“Quante persone stanche e oppresse incontriamo anche oggi!”, ha esclamato Francesco: “Per la strada, negli uffici pubblici, negli ambulatori medici…”. “Lo sguardo di Gesù si posa su ciascuno di quei volti, anche attraverso i nostri occhi”, ha proseguito, chiedendo alle migliaia di fedeli che affollano piazza S. Pietro: “E il nostro cuore com’è? È misericordioso? E il nostro modo di pensare e di agire, è inclusivo?”. “Il Vangelo ci chiama a riconoscere nella storia dell’umanità il disegno di una grande opera di inclusione – la tesi del Papa – che, rispettando pienamente la libertà di ogni persona, di ogni comunità, di ogni popolo, chiama tutti a formare una famiglia di fratelli e sorelle, nella giustizia, nella solidarietà e nella pace, e a far parte della Chiesa, che è il corpo di Cristo”.
Papa Francesco: “accogliere senza escludere, senza classificare gli altri”
Nell'udienza giubilare di ieri, 12 novembre, il Pontefice sottolinea il compito a cui il Vangelo chiama ognuno, ossia l'"inclusione"