Home Chiesa e Diocesi Non chiudete quella porta! Domenica termina il Giubileo della Misericordia

Non chiudete quella porta! Domenica termina il Giubileo della Misericordia

Dopo la chiusura delle Porte del giubileo in tutte le Diocesi del mondo, Papa Francesco domenica 20 novembre chiuderà la Porta santa della Basilica di San Pietro. E dopo? Il Concilio Vaticano II tornerà ad interrogarci e provocarci. Questo chiede Francesco, di lasciarci "turbare" dalla grandezza della Chiesa

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di Emilio Salvatore

Un film di qualche tempo fa recava nel titolo la raccomandazione minacciosa “Non aprite quella porta!”, evocando timori verso ciò che si celava al di là della soglia.
Dietro la porta chiusa possiamo immaginare di tutto, presenze inquietanti e pericoli imminenti. Pertanto può essere intesa come un limite alla nostra sicurezza, una barriera per difenderci da eventuali assalti di fronte ai quali stare sulla difensiva. Non a caso chiudere la porta di casa rappresenta per noi un sollievo per ritrovarci di fronte ad un mondo difficile, che a volte ci fa paura. Ma non si può restare chiusi e isolati dal resto del mondo, né quello solamente degli umani, né quello che ci apre al mistero della vita e di Dio.

Dietro la chiusura della Porta santa dell’Anno straordinario della Misericordia non c’è dubbio che sentimenti cupi, diversi da quelli che hanno segnato l’apertura nello scorso 8 dicembre, si addensano per ragioni del mutato contesto anche politico e per la fatica della recezione ecclesiale del magistero e della testimonianza inesausta di Papa Francesco. Il mondo e la chiesa che hanno salutato il papa argentino arrancano dietro allo stile profetico, che egli sta imprimendo con gesti molteplici e con parole ferme e semplici al cammino dei cristiani.
apertura porta santa papa francescoLa profezia non paga subito, come dimostra la storia biblica e postbiblica. Ed anche una lettura del giubileo, che sta per chiudersi, con la logica dei numeri dei pellegrini, degli alberghi, delle udienze ecc. tradisce una sostanziale incomprensione della diversità di questo tempo che il Papa ha voluto come pietra miliare della ripresa del cammino del Vaticano II, ossia di dialogo verso gli altri cristiani (si pensi ai passi enormi compiuti sul piano ecumenico), verso i poveri e gli esclusi della società consumistica, verso gli avversari, i critici, gli indifferenti (cercando di chiudere la stagione della diffidenza e di riaprire quella della simpatia). Mentre il Papa insiste e incalza con la sua strategia, senza farsi indietro, ma tenendo il passo (nonostante la sua sciatica), intorno sembrano avanzare paure e timori. Una sorta di resistenza più o meno consapevole incombe.
Inoltre in alcuni, soprattutto nel mondo clericale, emergono sentimenti contrastanti:  da una parte una sorta di senso di vuoto (“Cosa fare adesso? Quale sarà la prossima iniziativa?”) dall’altra la voglia di tornare alla cosiddetta “normalità” nella vita della Chiesa dopo eventi particolari (“anno paolino”, “anno sacerdotale”, “anno della fede” “giubileo della misericordia”).

Certo il Papa, domenica prossima, chiuderà la porta santa della Basilica, ma lascerà aperta quella ben più grande, spalancata dal Vaticano II e, con buona pace dei detrattori (antichi e nuovi), riprenderà il cammino della sua attuazione.
E con uno dei paradossi più belli della storia della Chiesa, quella porta, di fatto resterà spiritualmente spalancata o almeno socchiusa per tutti coloro che vorranno continuare a credere e sperare nella Chiesa voluta da Gesù, non un regno fra i regni, ma un segno fra i popoli per fare di tutta l’umanità la famiglia dei figli di Dio che cammina insieme, sia pure con percorsi diversi e con ritmi diversi verso l’unica meta.
Del resto è stato sempre così anche in passato, nella storia della salvezza non si torna indietro, anche se certi meccanismi (timori, ritardi, pigrizie, resistenze) si ripropongono, ma Dio apre di nuovo prospettive di rinnovamento dell’alleanza, lì dove gli uomini sembrano restare sordi perché “Il suo nome è misericordia”.

Al suono dunque dei battenti di quell’antico bronzo, che lentamente si chiuderanno, farà da rintocco – mi auguro – dentro di noi una voce: “Non chiudete quella porta!”

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