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Vino italiano, dal 1° gennaio obbligo del registro di cantina telematico

L'obbligo è rivolto ai produttori di vino italiano, i quali vi si possono conformare fino al 30 aprile, per una maggiore tutela del Made in Italy

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Dal 1° gennaio prossimo i produttori di vino saranno tenuti ad osservare l’obbligo del registro di cantina telematico, con la possibilità di conformarsi fino al 30 aprile 2017.
Questo provvedimento è stato pensato per preservare l’esportazione di vino Made in Italy, che, a onor del vero, è aumentato di anno in anno, grazie soprattutto all’impegno delle autorità nel combattere le frodi con il registro telematico antifrode, un nuovo vincolo si prospetta all’orizzonte. L’obiettivo è quello di consentire, in tempi brevissimi, il completo interscambio con le strutture di controllo e la semplificazione o automatizzazione dei procedimenti in cui vengono dichiarate la produzione e la lavorazione.
Il registro delle cantine telematico dev’essere tenuto da tutte le persone fisiche e giuridiche e le associazioni che, per l’esercizio della loro attività professionale o per fini commerciali, detengono un prodotto vitivinicolo: i titolari di stabilimenti o depositi che eseguono operazioni per conto di terzi che devono effettuare le registrazioni nel proprio registro telematico, distintamente per ciascun committente, indicando i vasi vinari utilizzati; i titolari di stabilimenti di produzione o imbottigliamento dell’aceto che devono effettuare le registrazioni di carico e scarico e di imbottigliamento; i titolari di stabilimenti che elaborano bevande aromatizzate a base di vino che devono effettuare le registrazioni dei prodotti vitivinicoli introdotti e le successive utilizzazioni/lavorazioni. Per la trasmissione delle operazioni di carico e scarico è possibile utilizzare sia il sistema online per la registrazione diretta delle operazioni che il sistema di interscambio di dati in modalità web-service. Tutti gli operatori si devono autenticare sul portale internet del Mipaaf con le proprie credenziali e procedere all’abbinamento del proprio Cuaa (Codice Univoco Azienda Agricola) con i codici Icqrf dei propri stabilimenti.
Se il vino italiano aspira a distinguersi a livello mondiale, vanno assolutamente esaltate i suoi tratti peculiari, “dando valore dunque alle specificità territoriali che rappresentano la vera ricchezza del nostro Bel Paese”, come precisa il Presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo.

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