“Doniamoci stupore. Regaliamoci gli uni gli altri lo stupore del Natale di Gesù, con lo stesso atteggiamento di quel personaggio – il pastore meravigliato – che davanti alla grotta del Bambino non porta dona, si presenta a mani vuote, ma nell’espressione del suo volto sorpreso, meravigliato da tanta grazia, c’è l’immagine di un’umanità che si lascia sorprendere e amare dalla venuta del Figlio di Dio”.
Con queste parole il vescovo Valentino Di Cerbo ha salutato il Natale, nella messa celebrata la notte in Cattedrale ad Alife – con i sacerdoti don Cesare Tescione e don Alfonso De Balsi – ricordando che quella del 25 dicembre, non è la data del compleanno di Gesù, ma il momento in cui la Chiesa ha scelto di “guardare alla grazia che questo mistero contiene”, scegliendo come periodo della festa quello già in uso presso i pagani per la celebrazione del dio sole: “I cristiani hanno voluto che questa fosse la festa del vero sole, della vera luce, celebrando il mistero di salvezza in cui ci coinvolge Dio”.
La storicità degli eventi, ben lontana migliaia di anni, è vinta dalla partecipazione piena – nella fede – al mistero celebrato come il Vescovo ha sottolineato: “Le parole del Salmo ‘Oggi è nato per noi il Salvatore’ ci rendono contemporanei del mistero grazie al quale inizia qualcosa di nuovo per tutti. Il Natale infatti vuole cambiare la nostra vita: lo dimostra il concretizzarsi di una promessa fatta da Dio al suo popolo; Egli in questo modo dimostra che possiamo fidarci di Lui perché è fedele alle sue promesse…Non tradisce nessuno, piuttosto sceglie un bambino per dimostrare di essere venuto a portare misericordia e premura attraverso le sembianze della tenerezza e della bontà”.
Uno sguardo al tempo appena trascorso, quello dell’Avvento, “tante volte staccato dal momento più forte del Natale, che invece ci suggerisce l’atteggiamento dell’attesa costante, del venirsi incontro tra Dio e l’uomo, del credere che la vita non è avvitarsi sul presente, ma andare incontro a qualcuno, guardare avanti così come Gesù – promessa di Dio compiuta per noi – ci chiede di fare”.
Al termine della celebrazione il consueto saluto che il segretario del Consiglio Pastorale Parrocchiale nelle solennità rivolge al Vescovo (Il testo integrale): ricordando le celebrazioni per il trecentenario del ritrovamento di San Sisto e il Sinodo da poco aperto, le parole di Aldo Amodeo sono state di gratitudine per l’esperienza condivisa tra il Pastore e la sua comunità, e di fiducia per il cammino sinodale da compiere: “Sappiamo che è una sfida grande e difficile, ma importantissima, in cui vogliamo sentirci coinvolti e a cui parteciperemo con entusiasmo e fattivamente, quando saremo chiamati a dare il nostro contributo”. In ultimo l’augurio di essere insieme Chiesa di carità e giustizia “luogo di vicinanza e solidarietà, quando si viene colpiti ingiustamente da notizie diffuse in maniera superficiale e a scapito della realtà dei fatti, atteggiamento oggi purtroppo diffuso”. In questo modo la comunità alifana, nelle parole dei fedeli laici, ha manifestato solidarietà al Pastore per la cronaca dell’ultimo tempo che ha segnato il passo della Diocesi di Alife-Caiazzo, senza arrestarne il cammino che prosegue in una prospettiva di speranza, di lavoro e di entusiasmo per la missione da compiere sul territorio, tra la gente.
Ieri mattina il Vescovo ha celebrato la messa in Concattedrale, a Caiazzo con don Antonio Di Lorenzo e don Giovanni Fusco: una celebrazione dai toni vivaci, partecipi, a tratti simpatica per la presenza dei tanti bambini accompagnati dalle famiglie, che Mons. Di Cerbo ha voluto intorno a sé al momento del Padre nostro e dello scambio della pace: segno di una famiglia che stretta introno al suo Pastore condivide l’esperienza di essere famiglia che celebra la festa di Dio, venuto per tutti, venuto a portare risposte, certezze, speranze, strade nuove.