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Gesù, passaggio di testimone, poi tutto in mille giorni. Commento al Vangelo di domenica 22 gennaio

Commento al Vangelo 22 gennaio 2017 - Anno A - III per Annum (Mt 4, 12-23)

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A cura di don Andrea De Vico
Anno A – III per Annum (Mt 4, 12-23)

“Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea … Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: ‘Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino’ ”

L’arresto del profeta segna uno spartiacque: Giovanni termina il suo ministero e Gesù comincia il suo. In questa pagina lo vediamo tornare in Galilea dopo quaranta giorni di solitudine. Il luogo del deserto lo conduce ad assumere la fine di Giovanni e decidere l’inizio della sua predicazione. Il tempo del deserto gli dà la possibilità di constatare la perdita ed elaborare il lutto. Si tratta di accogliere un’eredità e assumere una responsabilità. Nel corso del Vangelo, ogni scelta importante compiuta da Gesù sarà preceduta da un tempo di riflessione e preghiera, lontano da tutti. Difatti Gesù comincia il suo ministero in continuità col suo predecessore. Le parole iniziali di Giovanni e di Gesù sono quasi le stesse: “Convertitevi, perché il Regno di Dio si è avvicinato”.

L’incipit di questo nuovo Regno ha delle coordinate geografiche ben precise: “Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta” (Is 8, 23; 9, 1)

Matteo riprende questa profezia di Isaia e la vede realizzarsi con l’inizio della predicazione di Gesù nella città di Cafarnao, sulla riva del mare di Galilea, nel territorio di Zabulon e Neftali, dove viveva una popolazione mista di ebrei e pagani. Queste regioni a nord della Palestina, sotto i sovrani assiri, conobbero varie umiliazioni, deportazioni e rimpatri. E’ qui che Gesù comincia il suo apostolato. A partire da questo luogo marginale cominciano i tre anni destinati a cambiare la storia.

Cosa sono tre anni, nella storia di un uomo, dell’umanità? Eppure la vita pubblica di Gesù si consuma nel breve arco di mille giornate di vita. Questo frammento di tempo è stato come il guizzo di un lampo che ha attraversato la notte oscura del mondo. Mai una vicenda così breve ha lasciato una eco così vasta e durevole. Come poteva un anonimo figlio di Galilea, uno dei tanti che allora si mettevano in giro a predicare, innescare una globalizzazione dei cuori, delle culture e dei popoli? Come è potuto accadere? Cosa aveva da dire di così speciale? Il suo messaggio è abbastanza semplice, neanche tanto originale, visto che lo aveva assunto da Giovanni e dalla scuola farisaica precedente: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”. Ma in Gesù queste parole diventeranno più forti, più pregnanti. Il “Regno di Dio” si realizzerà nella sua persona: “io sono la via, la verità, la vita”. Inoltre sarà un Regno aperto a tutti, e non riservato ad una sola élite di privilegiati.

Avremo modo di constatare tutto questo. Intanto Gesù ci lascia una prima lezione di vita: il “centro” della nostra persona è la nostra vocazione, quella che possiamo scoprire nella solitudine del deserto; una volta conquistato il “centro”, per espletare la nostra missione, dobbiamo cominciare da Zabulon e da Neftali, dalla periferia del mondo, cioè a partire dagli ultimi.

Inoltre, in questo “passaggio di consegne” tra Giovanni e Gesù, vediamo che la trasmissione della fede e della vita spirituale è opera di testimonianza, non di insegnamento o di indottrinamento. I nostri catechismi e le iniziative sociali che mettiamo in campo hanno un’importanza molto relativa. La fede si trasmette perché c’è un modello di vita, una persona che è testimone !

 

 

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