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Mensa Caritas. Il contributo dello scrittore Mario Martini e della Caritas di Ave Gratia Plena

Martini, autore di un romanzo sul sequestro del giudice Nicola Coppola sul Matese, ha voluto che il ricavato della vendita fosse devoluto interamente alla mensa per i bisognosi che la Parrocchia di Ave Gratia Plena già sognava nel 2011

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L’importanza di una mensa per le persone bisognose a Piedimonte Matese emergeva già alcuni anni fa dopo una sommaria lettura delle emergenze da parte delle parrocchie cittadine e delle associazioni ecclesiali impegnate nell’aiuto al prossimo.

Dalla parrocchia di Ave Gratia Plena, nel 2011, si mossero alcune idee, alcuni piccoli passi nella direzione di un progetto a cui oggi ha dato concretezza la Caritas diocesana con la recente inaugurazione della mensa “Panis Caritatis”.

Fu allora che per far fronte a quello che si prevedeva fosse un progetto di enorme portata, la parrocchia diede vita ad alcune iniziative tra cui una raccolta di fondi tramite la vendita del romanzo Il sequestro del Giudice Nicola Coppola di Mario Martini.

Per volontà dell’autore, sensibile all’iniziativa che si andava allestendo, le copie del libro venduto negli anni (ancora disponibili in Parrocchia), hanno consentito alla Caritas di Ave Gratia Plena di raccogliere la somma di €1.500,00 circa donata nei giorni scorsi alla mensa “Panis Caritatis”.
Come lievito, la carità fermenta, si rigenera, diventa pane che si moltiplica e – come in questo caso – trova una mano tesa pronta ad accogliere aiuto e rilanciarlo ad altri.

Il libro di Mario Martini 
Il sequestro del giudice Nicola Coppola è un romanzo storico scritto da Mario Martini (nella foto), Presidente dell’Università del Medio Volturno ed esperto di storia locale e antiche tradizioni, e ambientato nella metà dell’Ottocento, quando i boschi del Matese pullulavano di briganti.
Nel territorio matesino il brigantaggio postunitario assume un aspetto caratteristico dal punto di vista della tattica usata: non grosse formazioni, ma piccole “comitive”, che permettono ai capi un controllo maggiore.

Dalle montagne di Alife a quelle di Letino, fino ai monti che circondano Macchiagodena, in provincia di Isernia: è questo il percorso cui viene costretto il giudice regio Nicola Coppola dopo essere stato rapito da un gruppo di briganti, il 16 marzo 1864. Il giudice Coppola, personalità illustre ben voluto da tutti a Piedimonte Matese, cade vittima dell’orda malfattrice composta da individui disposti ad agire con la più spietata violenza per poco denaro. Alla famiglia del giudice Coppola riescono ad estorcere la somma di 14.500 ducati, racimolati grazie all’aiuto di alcuni conoscenti e così, dopo 64 giorni di prigionia, il giudice Coppola viene lasciato libero di tornare dai suoi. Il tentativo di risalire ai fautori del sequestro e quindi di smascherare l’organizzazione interna delle bande di briganti da parte del Sotto Prefetto Dainelli non sortisce gli effetti sperati. Troppe sono infatti le discrasie, tanti i dubbi che emergono, nonostante la deposizione del giudice. Né basta l’arresto di Filippo D’Onofrio di Sepicciano, uno dei rapitori, per risalire all’intera “combriccola”.

Il testo di Mario Martini ricostruisce con accuratezza l’indagine portata avanti dalla polizia per demistificare il brigantaggio, fenomeno che s’intreccia nelle maglie della realtà sociale del comprensorio matesino condizionandola profondamente. Un fenomeno che non accenna a morire negli anni successivi, ma che, nonostante i continui rastrellamenti degli organi di polizia, è destinato a rimanere nella storia come un moto indomabile.

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