GLI ITALIANI
L’intelligenza non avrà mai peso, mai
nel giudizio di questa pubblica opinione.
Neppure sul sangue dei lager, tu otterrai
da uno dei milioni d’anime della nostra nazione,
un giudizio netto, interamente indignato:
irreale è ogni idea, irreale ogni passione,
di questo popolo ormai dissociato
da secoli, la cui soave saggezza
gli serve a vivere, non l’ha mai liberato.
Mostrare la mia faccia, la mia magrezza –
alzare la mia sola puerile voce –
non ha più senso: la viltà avvezza
a vedere morire nel modo più atroce
gli altri, nella più strana indifferenza.
Io muoio, ed anche questo mi nuoce.
Un’opinione pubblica che si mostra poco propensa a dare peso all’intelligenza; i giudizi espressi quasi mai rispondono al criterio dell’oggettività; un popolo che sopravvive all’ombra di una passione assopita e, per questo, non libero. In questo contesto, distaccato e apatico, a cosa servirebbe “alzare la voce” e urlare la verità?
È il quadro negativo di un’Italia che rimane indifferente anche di fronte alla morte.
Grandissimo vate,non meritava quella fine.A lui ho dedicato una mia poesia scritta di getto dopo la commemorazione fatta da Moravia