di Cinzia Brandi
L’intervento di Monsignor Valentino Di Cerbo in occasione del ritiro quaresimale dedicato a catechisti ed insegnanti di religione cattolica è stata occasione per una riflessione sui percorsi che come laici stiamo costruendo da circa tre anni.
Il lavoro dell’équipe genitori di cui faccio parte è orientato verso un gruppo particolare di persone: i genitori dei bambini di tra gli 8 e i 10 anni. Quattro anni fa il nostro Vescovo ci propose un progetto di catechesid che ci ha coinvolti prima come discenti, e poi nel corso degli anni, come progettisti e formatori.
L’obiettivo? Educare gli adulti nel passaggio dalla dalla Religione alla Fede.
Una Fede autentica, scevra da sentimentalismi e ritualità legate alla pura tradizione.
Una Fede da far scoprire e ri-scoprire per rendere consapevoli i genitori del ruolo di primi catechisti dei loro figli.
Un progetto che proprio per la sua complessità ha bisogno di tempi lunghi prima che si possa giungere e superare i traguardi che di volta in volta il percorso prevede. Un progetto che vede come protagonisti i genitori, ai quali è affidato un compito importantissimo: testimoniare ogni giorno la presenza di Gesù nella propria vita, in famiglia e fuori.
Ma questo, non lo dovrebbe fare il catechista? La risposta potrebbe essere scontata: certo! Il catechista però ha anche un altro compito: accompagnare i bambini prima, e i ragazzi poi, nella scoperta continua ed incessante di quanto l’amore di Gesù sia importante nella vita di ciascuno di noi.
E’ evidente allora il ruolo fondamentale che assume la sinergia tra famiglia e catechista/parrocchia.
Il catechista non parla per sé: nel momento in cui “accompagna” il ragazzo, lo sta facendo in quanto espressione di una comunità che ha riversato proprio su di lui tutte le speranze di educare alla Parola di Dio i piccoli che gli vengono affidati.
Monsignor Di Cerbo nel suo intervento ha tracciato il profilo del catechista in dodici punti:
- E’ una persona che si racconta
- Racconta la sua esperienza
- Racconta l’esperienza della sua vita alla luce del Signore
- Legge la sua Vita alla luce del Signore
- Si mette in ascolto della Parola
- E’ il custode ed il moltiplicatore dei “beni” del signore
- Vive di Fede e Prega
- Si appassiona alle piccole e alle grandi cose
- Ha un progetto e apre un cantiere
- Lavora con tutti i componenti della squadra per portare avanti il cantiere
- Vince le paure
- Sa riconoscere i propri limiti e i segni che vengono posti sul suo cammino.
È evidente che il ruolo di “accompagnatore” necessariamente deve essere preceduto da una importante fase di discernimento personale e comunitario. Dobbiamo essere fermamente convinti che prima di dare agli altri dobbiamo ricevere: la Parola deve accompagnarci. Sempre.
I Vescovi Campani nel 2005 hanno affermato con forza che “Formare i formatori è l’appello oggi urgente per le nostre Chiese. Sappiamo che il cammino è lungo: non è facile, infatti, offrire momenti di formazione capaci di far acquisire, insieme al bagaglio culturale, la metodologia e la capacità di stare dentro l’attuale contesto sociale ed ecclesiale”.
Oggi, a distanza di dodici anni abbiamo la possibilità di avere quei momenti di formazione auspicati; tocca solo a noi convincerci che è fondamentale mettersi alla sequela del Signore anche attraverso la partecipazione a momenti formativi che ci facciano acquisire, insieme al bagaglio culturale, la metodologia e la capacità di trasmettere la nostra conoscenza di Gesù.
Quando incontriamo i “talenti” che il Signore attraverso i genitori ci ha affidato non dimentichiamoci il peso che le nostre parole e le nostre azioni possono avere nell’animo, nell’educazione e nella crescita dei piccoli.