Home Arte e Cultura A Piedimonte Matese la storia di un San Giuseppe poco conosciuto

A Piedimonte Matese la storia di un San Giuseppe poco conosciuto

Il prossimo 20 marzo il quartiere di Vallata celebrerà la solennità del Santo nell'antica Cappellina del 1700 dedicata al San Pasquale

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Piedimonte Matese, la Cappella di San Pasquale (foto Luisa Sposato)

Anche quest’anno la Comunità di Ave Gratia Plena a Piedimonte Matese ricorderà la figura di San Giuseppe, Sposo di Maria, Padre putativo di Gesù e Patrono della Chiesa Cattolica. E lo farà con una Celebrazione eucaristica che si terrà lunedi 20 marzo alle ore 17.00 presso la piccola Cappella del Santo.

Quest’anno, tale appuntamento verrà posticipato di un giorno per lasciare spazio alla liturgia della III Domenica di Quaresima, ma avrà il merito di fare da degno trampolino di lancio agli appuntamenti della Statio quaresimale, che in settimana prossima andrà a visitare proprio gli abitanti via Ludovico Paterno.

Una storia… di secoli
La celebrazione della festa di San Giuseppe ci dà occasione di ripercorrere brevemente le tappe storiche che hanno portato alla presenza dell’omonima Cappella in una delle strade principali di Vallata.
Di probabile edificazione settecentesca, questo piccolo luogo di culto appartenne alla Famiglia Torti per poi passare alla Famiglia Sposato, che tutt’ora ne è proprietaria. L’interno, semplicissimo, presenta un altare in muratura sovrastato da un affresco rappresentante la Madonna con Bambino tra San Giuseppe e San Pasquale Baylon.
Dal dopoguerra, la cappella conteneva pure una pregiata immagine a mezzo busto del Santo titolare, donata dal Parroco pro-tempore di Ave Gratia Plena Mons. Espedito Grillo e purtroppo trafugata nel 1997. Tale evento però non ha fatto venire meno la devozione del quartiere, che qui si ritrova annualmente ogni 19 marzo, oltre che per la recita del Rosario nel corso del mese mariano.

La statua trafugata

Una storia… di famiglia
Questa chiesetta, sebbene aperta a tutti, nacque come Cappella gentilizia: va da sé che essa ha giocato un ruolo molto importante nelle vite di chi l’ha posseduta; è certamente così per la storia della famiglia Sposato, che come già detto ne cura il culto da oltre mezzo secolo, facendone un riferimento costante, di generazione in generazione. Ce lo ricorda in particolare il Dott.Pasquale, fiero e vitale 86enne residente in Toscana, che ogni anno sente fortissima l’esigenza di tornare a casa, finendo così per mettersi in viaggio. “Sono molto affezionato a questo posto – afferma il Sig. Sposato – perché qui si condensano i ricordi della mia famiglia, della mia adolescenza e gioventù vissuta con i miei fratelli Amedeo e Rosanna. Per la nostra famiglia il 19 marzo era una festa, era il giorno più felice! Ricordo ancora quando, oltre sessant’anni fa, giungeva da Sepicciano Mons. Ludovico Caso: egli arrivava su di un calesse finemente decorato ed una volta entrato nella cappella, indossava i paramenti e celebrava la Messa; dopo, si tratteneva ospite dei miei genitori, Pietro e Luisa, secondo una consuetudine che poi è proseguita nel tempo anche grazie a mio fratello Amedeo ed a sua moglie Eva”. Di questa tradizione tramandata ai posteri ne sono testimoni anche le figlie di questi ultimi, Luisa e Giovanna.

Per Luisa in particolare, San Giuseppe non è solo una ricorrenza annuale, bensì “una presenza silenziosa che anno dopo anno, specie nei momenti difficili ha dato prova di esserci ed ha infuso forza e spinta nell’andare avanti, con una confidenza discreta ed una protezione simile ad un mantello spiegato, entro cui sentirsi pienamente accolti; con Lui, più che comunicare con le parole c’è stato sempre un dialogo interiore”.

Anche la sorella Giovanna, legata alla cappella fin dalla primissima infanzia “L’emozione del suono della campanella a cui tanto ero affezionata da piccola nel mese di maggio, ancora mi accompagna, dopo tanto tempo” e sono sensazioni che ancora una volta si ritrovano intatte nella generazione successiva, rappresentata dai suoi figli Amedeo ed Alessandro: il primo, il piccolo di casa, ha ereditato il nome dal nonno e ne ricalca l’attaccamento alla cappellina, portando avanti l’incarico di suonarne la campana, incarico già appartenuto alla mamma; il secondo, 15enne, ogni anno mantiene caro il compito di lettore nel corso della messa di San Giuseppe e la aspetta con ansia perché “E’ un momento bellissimo, capace di riunire tutta la famiglia, insieme con tutti gli abitanti del quartiere”. Ha ragione. Famiglia e Comunità: è il senso pieno di una ricorrenza come questa.

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