Home Arte e Cultura VIDEO. L’attenzione dei ricercatori sulle “pergamene ritrovate” di Caiazzo

VIDEO. L’attenzione dei ricercatori sulle “pergamene ritrovate” di Caiazzo

"La ricerca non è ben pagata, ma è richiesta, e va avanti grazie alla passione di persone che non smettono di portare avanti questo lavoro"

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Attesa per l’evento che domani porterà in mostra alcune tra le pergamene dell’antica diocesi di Caiazzo, nuovamente custodite dalla Diocesi di Alife-Caiazzo dopo un deposito durato 50 anni presso l’Archivio di Stato di Napoli.
Perché tanta attenzione intorno a questi fogli, alcuni conservati malissimo, altri difficili da recuperare, altri invece apprezzabili per l’aspetto e facili da consultare? Quali caratteristiche rivelano? A che punto è la “ricerca” in Italia? E come essa è considerata dal mondo culturale?

Sono solo alcune tra le domande poste alla dott.ssa Laura Esposito (nella foto) dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli che oltre a studiare le antiche carte caiatine, ha pubblicato già due volumi sulle pergamene lavora intanto ad una nuova pubblicazione.

Che lettura d’insieme possiamo fare del patrimonio oggi nuovamente in possesso della Diocesi di Alife-Caiazzo?
Si tratta di un fondo dalle molteplici potenzialità: il contributo che esso può dare alla Storia è eccezionale: attraverso queste pergamene cambia la lettura e lo studio del territorio, il rapporto tra il territorio i suoi abitanti e la Chiesa locale, sia in riferimento ad un preciso periodo storico che su un contesto temporale molto più esteso.

C’è qualche particolarità di questo materiale che ha destato la tua attenzione di ricercatrice?
È singolare – tra i 200 pezzi del periodo di Carlo II – il ritrovamento di una ventina di testamenti, in cui sorprende la “consistenza” della donazione fatta alla Chiesa locale. Mi riferisco a beni, terreni, ecc. La quantità del materiale aprirebbe la strada ad uno studio di settore ben preciso, quello sul notariato del tempo, che al di là delle pergamene di Caiazzo costituisce – per il periodo storico preso in esame – un patrimonio di scritture di inestimabile valore scientifico in grado di fornire alla ricerca storica una molteplicità di risposte.

In che condizioni erano le pergamene?
Abbastanza disastrose, perché mai conservate in modo adeguato. Quando ho iniziato a lavorarci, nei primi anni del 2000, il loro deposito era in condizioni migliori, in ambienti luminosi e areati; poi per mancanza di personale la sala diplomatica è stata chiusa e di conseguenza le pergamene sono rimaste chiuse al buio. Inevitabile l’attacco di muffe che ne hanno compromesso seriamente le condizioni. Appena trasferite a Caiazzo sono state esaminate e verificato quelle che necessitano di interventi urgenti visto che alcune muffe sono attive e potrebbero contaminare altri pezzi. A questo si aggiunge anche il danno provocato dalla piegatura di molte di esse.

Che risposta trova nel mondo culturale la ricerca d’archivio?
La ricerca non è ben pagata, ma è richiesta, e va avanti grazie alla passione di persone che non smettono di portare avanti questo lavoro. Io e tanti miei colleghi siamo spinti soprattutto da tanta passione, tuttavia i riconoscimenti e gli investimenti delle Istituzioni non sono quelli sperati; non c’è corrispondenza tra la fatica di questo lavoro, dove per pubblicare un volume occorrono anche tre anni di studio, e la disponibilità del mondo culturale a stimolare e sostenere nuovi studi.

Quale conseguenza per la cultura e il sapere nel nostro Paese?
È innumerevole la quantità di fondi completamente sconosciuti e mai studiati, depositati – anche in condizioni precarie – nelle sale degli archivi italiani. Il mancato sostegno alla Ricerca sta riducendo il numero degli archivisti e di conseguenza di contributo alla crescita culturale del Paese.

Diversamente avviene nel resto d’Europa…
Il paradosso è proprio questo: all’estero il sostegno alla ricerca storica non corrisponde alla disponibilità di fonti, per cui sono centinaia i ricercatori stranieri presenti oggi nelle sale degli archivi d’Italia, soprattutto nel Mezzogiorno…

A proposito di Sud, il Regno delle Due Sicilie è stato forziere di vicende e di storia custodita proprio tra quelle carte…
È così… La gran parte del patrimonio pergamenaceo appartiene al Sud e in esso si inserisce con onore il corpus caiatino “portando” una realtà territoriale che non ha nulla da invidiare a contesti più studiati e meglio conosciuti. L’aver ricollocato le pergamene nella loro sede originaria ci consente oggi di tornare a parlarne con più coscienza, di studiarle, di conoscerle per conoscerci, di consentire di scrivere alla Diocesi di Alife-Caiazzo una lunga pagina di storia, rimasta per troppo tempo impolverata e al buio.

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