C’è un ulteriore barlume che in questi ultimi giorni va ad alimentare la fiamma della speranza, lasciata accesa da Claudio e Paola Regeni, genitori di Giulio, scomparso un anno fa in circostanze ancora tutte da chiarire. Sulla fine del dottorando friulano si era già levato un coro unanime di semplici cittadini, nello scorso mese di gennaio quando, allo scoccare dei dodici mesi dai fatti, si tennero una serie manifestazioni in tutta Italia, aventi come fulcri simbolici il paese natale del ragazzo, Fiumicello e la Capitale.
Una vicenda inquietante.
L’omicidio di Giulio Regeni venne consumato circa un anno fa in Egitto: Giulio era dottorando presso l’Università di Cambridge, ma si trovava al Cairo, dove era in contatto con il movimento sindacale che svolge aperta opposizione al governo del Generale al-Sīsī. Le tracce del giovane si persero il 25 gennaio 2016, per poi essere ritrovato cadavere il successivo 3 febbraio. Il corpo fu rinvenuto in condizioni tali da far ipotizzare pratiche di tortura attuate ai danni del ragazzo. Purtroppo, alle continue richieste del governo italiano per avere notizie certe sul delitto, il governo egiziano non ha dato mai delle risposte sufficientemente esaustive e ciò ha causato più volte frizioni e tensioni diplomatiche tra i due Paesi.
L’appello dei genitori.
Claudio e Paola Regeni, che dal giorno della morte di Giulio non hanno mai smesso di cercare la verità ed hanno promosso numerose iniziative per fare in modo che questa vicenda non cadesse nel dimenticatoio, hanno colto l’occasione del prossimo viaggio apostolico in Egitto, programmato nei giorni 28-29 aprile, per rivolgere un appello a Papa Francesco. Nel corso di una recente conferenza stampa al Senato, Paola ha affermato “Siamo sicuri che il Papa non potrà in questo viaggio non ricordarsi di Giulio, unendosi alla nostra richiesta concreta di verità per avere finalmente la pace. Esigiamo la verità – proseguono i genitori – abbiamo diritto alla verità per la nostra dignità, ma anche per poter guardare a testa alta negli occhi i tanti giovani che in questi mesi ci hanno scritto e ci sono stati vicini – e concludono – Italia ed Europa devono essere al nostro fianco: se non andranno avanti nella ricerca della verità, che esempio daranno ai giovani dei valori dell’Unione Europea?”.
Considerazioni.
È così, è drammaticamente così. L’omicidio di Giulio Regeni ha interpellato in questo ultimo anno le coscienze di molti: delle istituzioni democratiche italiane, costrette a fronteggiare un’autorità egiziana che si vorrebbe maggiormente disponibile e collaborativa; delle istituzioni europee, che vedono uno dei propri cittadini comunitari, tra i più brillanti e promettenti, cadere vittima di un crimine reso ancora più orrendo dallo spettro della tortura; dalle organizzazioni internazionali, Amnesty international in primis, che fanno di questa vicenda un ennesima occasione per chiedere maggiore rispetto dei diritti umani; dei giovani e dei genitori di Giulio, che vedono nella soluzione di questo delitto l’orizzonte ideale in cui rendere possibile un mondo più giusto e civile. Ed è una vicenda che interpella ancora oggi noi tutti, spingendoci a chiederci in che mondo vogliamo vivere e come giungere al suo miglioramento. L’appello di Claudio e Paola Regeni vale anche per noi, affinché Giulio non muoia una seconda volta.