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Alife. L’ultimo saluto a Emanuele Ceneri. “Non è tempo per colpevolizzarci”, il vescovo Valentino Di Cerbo

Una folla commossa ha salutato stamane il giovane 18enne che si è tolto la vita nella notte del 13 aprile. Per il Vescovo Di Cerbo “è tempo per riflettere e prendere sul serio il dono bellissimo della vita”

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Si sono svolti stamane, nella Cattedrale di Alife, i funerali del giovane Emanuele Ceneri, tragicamente scomparso nella notte del 13 aprile.
Erano tantissimi i concittadini, i ragazzi e gli amici del 18enne che si sono ritrovati sul sagrato per attendere l’arrivo del feretro, e che ne hanno salutato l’ingresso in chiesa con un grande applauso. Ad attenderlo c’era il Parroco Don Cesare Tescione, Don Alfonso De Balsi ed il Vescovo, Mons. Valentino di Cerbo il quale, non potendo tenere una celebrazione eucaristica nel corso del triduo pasquale, ha presieduto una breve Liturgia della Parola, cui è seguita la Benedizione della salma.

Il Pastore ha rivolto qualche parola ai presenti, sottolineando come l’intera vicenda abbia toccato e messo in crisi le sicurezze di tutta una Comunità. “Non è questo il momento per porci delle domande né è tempo per le colpevolizzazioni, anche perché ognuno di noi, se avesse saputo, se si fosse accorto, sono certo che avrebbe fatto qualcosa. E’ tempo piuttosto per riflettere e per prendere sul serio la vita, questo dono bellissimo che abbiamo, questa grande ricchezza di fronte alla quale tutto il resto è nulla”.

Mons. Di Cerbo ha aggiunto: “Questo dolore non lo dobbiamo trattenere sulla nostra vita, come pietra tombale che ci toglie le speranze: esso deve essere una grande possibilità. Noi sentiamo la mancanza, perché Emanuele è in un’altra dimensione, la dimensione vera della vita ma egli dice a ciascuno di noi di cercare il suo volto in tanti come lui che hanno bisogno di amore, di comprensione, che vivono un momento di fragilità e che forse, se hanno accanto una mano amica ed un sorriso che li accoglie possono tornare a capire il valore autentico della vita”.

Riflettendo sulla fine immatura di Emanuele, il Vescovo ha aggiunto: “Lui ha vissuto un momento terribile: per un ragazzo di 18 anni, arrivare a certe conclusioni, è un grande mistero che nessuno di noi conoscerà mai. Ma sappiamo come questa sua sofferenza, che ha visto senza sbocco, non sia esclusa da un amore più grande, quello di Dio. E’ proprio nelle mani di Dio che mettiamo la sua vita. Perché Dio ci comprende. Dio non è un giudice che ha condannato Emanuele: lo avrà incontrato, gli avrà detto ‘ma perché hai rinunciato a questo dono?’ e poi gli avrà detto ancora ‘Non pensare che io non ti possa amare anche se hai rinunciato al dono che ti avevo fatto’.
Immagino Emanuele abbracciato a Dio, un po’ sofferente del gesto che ha fatto e del dolore che ha procurato alla sua famiglia ed a tutti noi. Ma questo abbraccio lo aiuterà a guardare con occhi nuovi ed a pregare per noi, affinché possiamo sentirci amati da Dio e vivere i momenti bui come delle opportunità per crescere, amare ed aiutare gli altri a far fiorire la loro vita”.

Rivolto infine ai genitori, Mons. Di Cerbo ha affermato: “Avete vissuto la cosa più terribile che un papà ed una mamma possano vivere. Noi possiamo dire solo che vi vogliamo bene, che vi abbracciamo e che vi stiamo vicini. Non vi sentite soli in questo momento. Ci siamo noi: vorremmo darvi tutto l’amore che vi manca e cerchiamo di fare quello che possiamo. Siamo qui per dirvelo. Nutriamo la grande fiducia che Colui che è presente, Colui che guida il nostro cammino, starà piangendo con noi in questo momento e starà vicino al vostro dolore, affinch* esso non vi schiacci”. Ha poi concluso: “Ci dispiace che Emanuele in un istante abbia perso questa consapevolezza, che ciascuno di noi non deve mai perdere: la vita è un dono che ciascuno deve proteggere. E questa deve essere la nostra grande preoccupazione, attraverso catene di amore, di affetto e di stima reciproca”.

Dopo la conclusione dei riti funebri, il feretro ha proseguito verso il cimitero cittadino, scortato dai familiari e dagli amici più stretti, che qui gli hanno dato un ultimissimo saluto.

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