Ha fatto scalpore la notizia diffusa due settimane fa sui media nazionali riguardo la decisione di un giudice del Tribunale civile di Milano che ha decretato sciolto un matrimonio in quanto la moglie, da perizia psichiatrica, risulta essere “posseduta diabolicamente” e quindi non in grado di frenare gli impeti di aggressività in quanto preda di forze soprannaturali.
Questo tema è indirettamente connesso anche al nostro contesto più rurale dove esistono questi “casi clinici” particolari, per questo motivo ho deciso di parlarne.
Come ho detto in un mini-video sulla mia pagina facebook, la notizia non può passare inosservata per una serie di ragioni. La prima ragione è che risulta nuova al sistema giuridico nazionale questa sentenza, considerato che chi l’ha emanata è un Ente laico, per di più in una metropoli ipermoderna come Milano. La seconda, che personalmente mi lascia perplesso, è la qualità della perizia psichiatrica effettuata quando nel nostro ambito sappiamo bene che queste manifestazioni bizzarre, al limite dell’umana comprensione, energiche e spaventose, rientrano nelle crisi acute dei disturbi di conversione somatica, come anche nelle nevrosi isteriche, per non parlare delle psicosi – schizofrenia in primis – dove si assiste a volte impietriti a deliri sconcertanti.
Pur non negando la sofferenza atroce di queste persone cosiddette “possedute”, “indemoniate”, “vessate”, bisognerebbe misurare queste pseudo-diagnosi che pongono in cattiva luce la psicologia e non aiutano certo l’opinione pubblica ad avere le idee chiare su di essa.
La persona sofferente di questo “male” solitamente è stata caratterizzata da una infanzia e da una prima adolescenza in cui si sono determinati dei traumi psicologici molto violenti, per lo più nella sfera sessuale e frequentemente tra le mura domestiche.
E dico ciò sia per la personale esperienza clinica con questa tipologia di pazienti, sia per le lettura di approfondimento svolte negli anni.
Un trauma così violento tale da ledere l’integrità psichica di un bambino spesso viene rimosso dalla coscienza, la rimozione è appunto un meccanismo di difesa che aiuta a “sotterrare” il ricordo traumatico. Ricordo che è sepolto ma che non sparisce e che inevitabilmente lascia ferite devastanti, dall’abisso della memoria recalcitra e chiede spazio per urlare tutta la sua rabbia.
Così in chiave simbolica, il “posseduto” rimette in scena il trauma connettendosi con i sentimenti tremendamente angoscianti e riproponendoli nella stessa misura e con la stessa violenza del trauma subito. Attribuire ad una presenza malevola la causa di questi effetti comportamentali terribili risulta per l’uomo più facile rispetto all’entrare in contatto con il ricordo rimosso che fa più paura di qualunque demonio.
Questo meccanismo si presenta anche per soggetti che non appartengono alla religione cristiana; anche i mussulmani, gli induisti, i buddisti etc… riconoscono in entità spirituali malvagie la causa scatenanti di alcuni comportamenti bizzarri che a volte vengono inscenati solo ed esclusivamente nei contesti adatti: chiese, templi, luoghi di culto.
Senza dubbio un percorso psicoterapeutico ben elaborato può aiutare queste persone che possono uscire da questo incubo, anche con l’aiuto della preghiera, ma che non sia essa l’unico strumento; è necessario l’ascolto, la condivisione e la comprensione per permettere una esternazione del male.
Il discorso è antropologicamente complesso, certo non si esaurisce in queste poche righe, quel che dovrebbe essere fatto ora che si è creato un precedente giuridico, è discernere con attenzione tutte le prossime richieste di divorzio motivate da “possessioni” di uno e entrambi i coniugi che nascondono dietro questa maschera solo un tentativo di de-responsabilizzarsi dai normali conflitti di coppia.