Domenica scorsa, Piedimonte Matese è stata luogo di ritrovo per ministranti, di ogni età, provenienti da parrocchie diverse della Diocesi di Alife-Caiazzo. A far parte del folto gruppo di cooperatori della vita liturgica, che hanno partecipato con emozione all’incontro col vescovo Valentino Di Cerbo, di domenica anche Pietro Raucci, ministrante adulto, presente al fianco dei ragazzi e dei bambini della parrocchia di Ave Gratia Plena. A proposito della splendida giornata vissuta, Pietro ci ha rilasciato una significativa testimonianza.
“La bella giornata trascorsa con il Vescovo Valentino, il servizio liturgico, per il quale ogni parrocchia intervenuta ha offerto due ministranti e poi ancora i giochi, i momenti di convivialità e ludico, la testimonianza vocazionale. Tutto ciò è divenuto motivo di confronto con altre realtà e persone. Con occasioni così, non si può che crescere”. Questo momento ha acceso una luce di speranza su una possibile fioritura vocazionale all’interno del nostro territorio diocesano. Di questo è convinto Pietro, che, a tal proposito aggiunge “Nostro Signore saprà ben parlare al cuore di chi vorrà ascoltarlo – intanto però – pur non essendoci stata partecipazione da parte di tutte le parrocchie, il tempo speso con i giovani è stato ed è sempre ben speso e bisogna imparare a comprenderlo, tanto tra i sacerdoti quanto tra i laici”.
Su questa certezza si basa l’idea che le comunità parrocchiali e soprattutto le famiglie hanno un ruolo educativo fondamentale per la crescita delle giovani generazioni. “Il popolo di Dio ha grande responsabilità ed ancor più la famiglia: questa entità, oramai astratta, è giunta al momento in cui deve interrogarsi su sé stessa e destarsi dal suo torpore, una volta per tutte!”. Constatazione, questa, che purtroppo trova riscontro all’interno delle Comunità parrocchiali; così Pietro incalza: “Il nostro Credo è quello di Cristiani cattolici, ma troppo spesso le chiese non risuonano del vociare dei bambini. Perché? La risposta è insita nel fatto reale che non vengono educati e portati in chiesa da noi genitori. Magari il ragazzo non frequenta per ragioni personali, ma noi abbiamo il dovere di provarci almeno, perché i ragazzi, mai come ora, esigono di essere parte integrante nella vita della famiglia. I genitori, però, oggi sono orientati soprattutto a scopi materiali, come la ricerca dell’arricchimento, tanto da inculcarli anche ai figli, finendo per creare copie di sé stessi, a volte più aridi e spietati”.
“La cronaca, troppo spesso, ci mostra generazioni cosi tanto abituate al benessere, assumendo stili di vita talvolta anche poco ortodossi, che quasi non importa se finiscano, prima o poi, col visitare le patrie galere. Credo che oggi i genitori debbano sentire l’obbligo di perdere tempo con i propri figli, ricreare cioè quella famiglia che sembra ormai perduta”, Pietro continua la sua analisi nuda e cruda, e in veste di genitore sottolinea “io cerco di sforzarmi di esser presente, di dare ai figli un esempio di vita diversa da quella che vedono tutti i giorni, il senso dell’Onore, l’Amor di Patria e l’attaccamento, passatemi il termine, alla Bandiera. Tuttavia, in questa presa di coscienza generale, facendo il politically incorrect fino in fondo, sento il dovere di mettermi in discussione ogni giorno”.
Pietro sta sperimentando in parrocchia quanto sia utile anche la semplice cura dei ministranti, esortato dal parroco, don Emilio Salvatore, a portare avanti un progetto in fieri. A chi ha il compito di educare i giovani Pietro suggerisce di “Perdere tempo con i vostri ragazzi, ora che ne hanno bisogno!”