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Liberi, alla grotta di San Michele, l’unica che è anche Basilica. Si ripete il pellegrinaggio che unisce fede e mistero

Una grotta, dedicata nel secolo IX all'arcangelo Michele per "purificarla" dei riti pagani che ancora si praticavano in queste zone

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Anche quest’anno sono tornati alla grotta di San Michele i tanti fedeli di Liberi e frazioni – in particolare quelli di Profeti – per il consueto pellegrinaggio a piedi, fino all’anfratto dai poteri miracolosi, dove gocciola un’acqua che avrebbe poteri miracolosi.
Non c’è tradizione che non sia legata anche ad eventi misteriosi, quelli che da sempre uniscono umano e divino da un filo invisibile, ma tuttavia inscindibile. E l’arcangelo Michele è una figura di particolare significato nella tradizione religiosa per i poteri attribuiti alla sua forza, contro il male.
Non sono solo i racconti degli antichi ad evocare il mistero, il rito, e a tenere salda la fede, ma anche esperienza di oggi, di quei tanti giovani che si mettono in cammino su per il monte per raggiungere la grotta Basilica di San Michele.

Mons. Nicola Maria Di Girolamo, vescovo della diocesi di Caiazzo dal 1922 al 1963, salì alla grotta a dorso di mula. La foto lo ritrae con alcuni residenti di Profeti

Ad accompagnarli questa volta, oltre al parroco don Vittorio Marra, anche Mons. Valentino Di Cerbo, il primo vescovo dopo oltre 50 anni (l’ultimo è stato Mons. Nicola Maria Di Girolamo, nella foto) a tornare nel luogo tanto caro alla popolazione locale, a condividerne la storia e il sentimento.
Un invito a guardare all’Arcangelo, quello del Vescovo, per “trovare Dio”. San Michele invita gli uomini di ogni tempo a tenere alto lo sguardo verso Dio, e considerare la vita cristiana come scelta e lotta, ma mai come condizione di abbandono e di resa.
“La sua presenza – ha poi concluso – ci ricorda che gli angeli ci rivelano in ogni momento la presenza amorevole e provvidente di Dio, e che la missione di ogni cristiano è quella di essere come le creature angeliche, accanto al fratello che soffre…”

Storia e tradizione
La grotta, a nord-ovest della frazione di Profeti, è l’unica micaelica ad essere assurta al rango di Basilica sul nostro territorio. Le fonti storiche ci ricordano che fu dedicata tra l’862 e l’866 per “purificarla” dai riti pagani sopravvissuti al tempo dell’affermazione del cristianesimo. Al suo interno, particolare attenzione merita una concrezione calcarea a forma di mammella che la credenza popolare  identifica come il seno della Madonna, da cui gocciola acqua che – secondo un’ntica tradizione – guarisce la vista.

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