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Piedimonte Matese. A ripulire la città ci pensa il Collettivo primo maggio 1934

La Villa Comunale, simbolo non più della vita cittadina ma di degrado e abbandono è stata rimessa a nuovo da giovani e adulti con l'unico sogno di farne un luogo di tutti e per tutti, anche spazio di dialogo politico

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Prima un appello, poi alle parole sono seguiti i fatti.
Il Collettivo primo maggio 1934 ha dato appuntamento ai cittadini, domenica scorsa, nella Villa Comunale di Piedimonte Matese, per ripulirla di erbacce, detriti e ogni tipo di rifiuto che ormai da tempo evidenzia lo stato di degrado e abbandono dello storico giardino cittadino.

Dopo il fallito tentativo da parte dell’Amministrazione comunale di Vincenzo Cappello di affidarne la gestione e manutenzione su gara d’appalto, la Villa con tanto di alberi secolari, fontane e statue è rimasta al suo stato, ma soprattutto da sola: di fatto le condizioni di abbandono del luogo ne hanno impedito ogni utilizzo da parte di anziani o bambini con le loro famiglie.

“Vogliamo innescare meccanismi di partecipazioni popolare e far sì che a scegliere l’agenda politica sia la cittadinanza e non qualche piccolo gruppo di interesse. Noi vogliamo che la villa comunale, simbolo di degrado e abbandono, diventi lo spazio pubblico dove tutto il popolo sia chiamato alla partecipazione attiva, al confronto e a decidere sulle priorità della città. Non bastano i gruppi facebook, abbiamo bisogno di guardarci negli occhi, riconoscerci e finalmente ritornare a parlare di politica. E siamo stanchi di dover delegare sempre a qualcun altro l’impegno per il miglioramento delle nostre condizioni di vita”.

Dopo il post lanciato su facebook, i membri del Collettivo hanno dato appuntamento alla cittadinanza in Villa Comunale, per rifarla più bella e più funzionale, ma soprattutto per renderla nuovamente di tutti.
Puntano sulla partecipazione collettiva i giovani che ne fanno parte (età media 20 anni) costituitisi lo scorso autunno e ora in gruppo di 25 con contatti anche in altri comuni dell’Alto Casertano.

Fare della Villa comunale – luogo simbolo della città – un luogo popolare, spiegano loro, cioè di tutti e per tutti; uno spazio in cui la stessa parola “popolare” torni ad essere sinonimo di partecipazione, di democrazia, di appartenenza.

E a rispondere al loro appello sono stati davvero in tanti: oltre 200 tra cittadini e associazioni non hanno fatto mancare il supporto, ma soprattutto hanno manifestato di condividere un progetto che mira – con pochi strumenti – ad ottenere risultati positivi ed educare attraverso i fatti e il buon esempio a forme di cittadinanza partecipata. In tanti hanno raccolto rifiuti, altri si sono fermati a guardare, altri ancora a complimentarsi fino a rimanere a bocca aperta di fronte all’inaspettato restauro della Venere “decapitata” al centro della fontana, a cui ha prestato la sua mano d’artista Oriana Mainolfi.
Pulizia anche per l’adiacente campo di calcetto su cui nel pomeriggio si è disputata una partita con i giovani migranti ospiti dei centri di accoglienza del territorio.

E così nella domenica in cui la città prendeva confidenza con i programmi elettorali delle 3 liste in campo per le Amministrative, il Collettivo ha fatto politica, ha cioè dato prova di partecipazione e di amore per la città ricucendo e sanando la ferita di una Villa comunale aperta da tanto tempo. Si sono idealmente riappropriati di un luogo di cui continueranno ad avere cura, non solo tutelandolo ma soprattutto vivendolo attraverso altre iniziative in cantiere.
Non pretendono di sostituirsi ai loro Amministratori con il preciso compito di provvedere  – tra l’altro – al decoro degli spazi pubblici, ma di essere protagonisti di un’azione di sensibilizzazione che dal basso possa stimolare il ritorno ad un movimento collettivo (“di massa” come lo amano definire) in cui tutti ed ognuno sia artefice del fare politica in città.

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