È stata una giornata intensa, quella che ha visto il vescovo Valentino Di Cerbo “pellegrino sulle orme di Sant’Antonio da Padova” in alcuni paesi della Diocesi. Di fronte ad un Santo così popolare, non solo nel nostro territorio ma in tutta la Chiesa cattolica, sono stati diversi gli inviti fatti al Vescovo da parte delle parrocchie della Diocesi che celebrano la festa del 13 giugno.
Non potendole esaudire tutte, Mons. Di Cerbo ha scelto di essere presente a tre celebrazioni antoniane, recandosi nello stesso pomeriggio a Valle Agricola ed ad Ailano, e in serata a Piedimonte Matese, dove ha concluso la processione di Sant’Antonio da Padova con una Santa Messa. Nel corso di quest’ultima – come del resto durante le altre due celebrazioni – il Vescovo si è lasciato andare, raccontando aneddoti inediti della sua infanzia “Guardando il rientro della processione, con tutti questi bimbi vestiti da fratini – ha esordito il Pastore – ho ricordato che anche io sono stato allevato a pane e Sant’Antonio come si suol dire, soprattutto da mia nonna, la quale ne era devotissima. Per lei Sant’Antonio era tutto: era colui dal quale si sentiva protetta, colui che risolveva i piccoli problemi della vita, per esempio quando dimenticava le cose, quando non le trovava. Ricordo una sua espressione, tanta era la sua fiducia in questo Santo: quando c’era qualche pericolo lei diceva sicura ‘Sant’Antonio non me lo farà questo’. Da Sant’Antonio ella imparò anche il grande amore verso i poveri, perché lui da sempre ci insegna che bisogna provvedere ai bisognosi: fino agli ultimi giorni di vita, appena c’era qualche soldino da parte, lei lo spediva agli orfanelli di Sant’Antonio. Io ho questo ricordo della nonna, secondo il quale Sant’Antonio era un po’ un santo multiuso perché serviva a tutto, nel corso della vita”.
A questa bella testimonianza di vita domestica il Vescovo ha poi allacciato il suo pensiero da Pastore: “Diventando grande ho scoperto che Sant’Antonio non è solo un Santo popolare, ma soprattutto è un grande modello di vita cristiana. E la cosa straordinaria è che tutto quello che ha realizzato, praticamente lo ha fatto in pochissimo tempo. Quando leggiamo le cronache che ci raccontano della sua vita, sembra la storia di un vecchio che sta morendo: ma Sant’Antonio è vissuto appena 36 anni! E tutta la sua azione, se escludiamo i primi 24-25 anni, si è risolta in 10 anni: 10 anni in cui Egli ha fatto di tutto e di più. Veramente, guardando alla figura di questo Santo, viene in mente la Parola di Gesù quando dice che chi crede in lui farà segni ancora più grandi!”
Mons. Di Cerbo ha concluso la sua omelia dicendo “Il cristiano che celebra la passione del Signore, non solo nel patire ma anche nell’appassionarsi a Gesù, come Antonio, sente la ribellione dentro, di fronte alle ingiustizie ed a tutto quello che non nobilita l’uomo, che non lo fa camminare a testa alta. Mettiamoci la passione, in quello che facciamo, nelle nostre famiglie, nella società, nei confronti dei poveri. Mettiamoci la passione!”