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La lettera. “La mia prima comunione e le Delegate…” dopo la Guerra, senza feste al ristorante

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di Alfonso Ricigliano

Piedimonte Matese. Riaffiorano ricordi, ma anche la certezza che accompagna tutta la vita una persona: quella di aver avuto accanto, negli anni della formazione cristiana, persone buone, persone sante, persone appassionate del vangelo.
Il nostro lettore, Alfonso Ricigliano, ci scrive una lettera ricordando la sua prima comunione, le feste che non si facevano, e le Delegate dell’Azione Cattolica che gli furono vicine: Lucietta Nervino, Rinuccia De Rosa, Antonietta Scappaticcio.

Essendo il rione Vallata sfornito di quelle statali,  frequentavo  le elementari a pagamento, dalle suore di San Vincenzo de Paoli dette anche “Francesi”, quando il 18 giugno 1950 feci la mia prima comunione, con degli orfanelli, nello annesso Istituto Maria Immacolata, invece che in Parrocchia.
Normalmente la funzione religiosa veniva fatta, solo e sempre il 29 giugno in parrocchia Ave Gratia  Plena. Se non ricordo male, a Santa Maria Maggiore invece, si faceva sempre e solo l‘ultima domenica di giugno, per cui a volte coincidevano.
Ma allora freschi di guerra, con  vera indigenza, non vi erano problemi di ristorante già occupato, quindi doppi o tripli turni per il banchetto, perché chi poteva festeggiava, sempre e solo a casa.
Esprimo un mio parere dicendo che forse il ricevere quel Sacramento, era molto più vissuto di oggi dagli aspiranti  cattolici, l‘attesa dei regali era molto limitata e  secondaria.  Tornando alla mia esperienza, non posso dimenticare che la prima Confessione, e Comunione mancavano giorni che compissi otto anni, la feci con mio zio Don Raffaele, fratello di mio padre, perchè  era il cappellano delle suore.
Per i catechismo da imparare, ho avuto qualche breve lezione  in più dalle suore, ma la preparazione principale come tutti allora, l’ho avuta da tre signorine dell‘Azione Cattolica che noi chiamavamo “le delegate”.  Tale qualifica, derivava dal fatto che erano incaricate, quindi Delegate ad intrattenere, ed istruire ai primi valori cristiani gli adolescenti della Parrocchia che frequentavano il Circolo di Azione cattolica “Pier Giorgio Frassati”.
Forse retaggio patriottico del ventennio, in base, all’età si era chiamati “Fiamme Tricolori” con i tre diversi colori del nostro vessillo.
Tra  l‘altro ricordo di aver imparato dal Catechismo di allora “Essere digiuni dalla mezzanotte fino al tempo della comunione’’ e veniva applicato.
Le tre  insegnanti di catechismo sii chiamavano Lucietta Nervino, Rinuccia De Rosa, Antonietta Scappaticcio.
L’ultima, brava sarta, era anche una mia zia, perché cugina a mia madre.
Con  santa pazienza, armate di buona volontà, senza compenso  o regali, dedicavano  una parte del loro tempo a tanti giovani come se fossero stati i figli, che non avevano, essendo tutte e tre nubili.
Senz’altro per l‘insegnamento che hanno esercitato, credo per circa venti anni, non sono solo un mio ricordo, ma di  tante generazioni di giovani della Vallata,  testimoni  del loro operare  per il bene della  gioventù. Non avevano le conoscenze teologiche o culturali delle insegnanti di oggi, titolate per tale compito, ma sapevano sopperire a tale mancanza con l’amore per la loro fede ed i valori cattolici in cui credevano, e cercavano di trasmettere.  Un requiem aeternam per loro.

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