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Alvignano / Dragoni. “San Ferdinando d’Aragona, ponte tra le comunità”. Oggi la festa del Patrono

Prima dell'alba i fedeli dei due comuni che hanno come patrono comune San Ferdinando si sono ritrovate presso la Basilica di Santa Maria di Cubulteria

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Si è ripetuto, come ogni anno, il rito, l’impegno, il segno di fede delle comunità di Alvignano e Dragoni che in questa giornata festeggiano il loro patrono San Ferdinando D’Aragona.
Come vuole la tradizione, i fedeli delle due comunità, prima dell’alba, quando è ancora buio, si mettono in cammino verso il luogo del ritrovamento delle ossa del santo, la Basilica di Santa Maria di Cubulteria in Alvignano per celebrare insieme la messa.

Gli alvignanesi, secondo una vecchia tradizione ripercorrono le abitudini dei contadini che uscendo all’alba per andare al lavoro nei campi, accompagnavano la statua del loro protettore presso la Basilica, riprendendola al rientro, dopo il tramonto. Così avviene anche oggi: due processioni per accompagnare San Ferdinando nel suo luogo, e per riportarlo in serata presso la chiesa parrocchiale di San Sebastiano, dove tutto l’anno sono conservati il busto e le reliquie. Per gli abitanti di Dragoni, medesima processione verso Cubulteria e sosta ai confini tra i due comuni dove il Santo vescovo, in visita pastorale morì il 27 giugno del 1082 a causa di una febbre. Sul posto accendono un falò e dopo aver pregato si rimettono in cammino; al termine della messa, per loro, il presto ritorno in parrocchia con la pregiata statua in argento.

“Siamo partiti di notte, il momento che più di tutti rappresenta il tempo dell’oscurità, dei problemi, del buio del cuore: il cammino che abbiamo compiuto è un cammino del cuore, e ci ha condotti nel luogo dove tutto è cominciato, dove le comunità di Alvignano e Dragoni hanno ricevuto un segno di amore da Dio”, così Mons. Valentino Di Cerbo nell’omelia della messa che ha presieduto con i parroci Don Stefano Pastore, Don Pasquale Rubino, don Davide Ortega e con i sacerdoti Don Antonio Di Lorenzo e Don Emilio Meola.

“Ripercorrere questo cammino vuol dire ricordare a noi stessi il dono che Dio ci ha fatto in San Ferdinando, tuttavia la parola di Dio che abbiamo ascoltata ci inviata ad andare oltre il comune pellegrinaggio, ma a guardare a fondo la figura del nostro patrono. Questo Santo, molto discreto, non ha compiuto cose straordinarie…”. Poi interrogando i fedeli Mons. Di Cerbo ha chiesto: “Cosa fa un cristiano normale? Sente che la sua vita non è un caso ma che dietro ogni vita c’è una chiamata, un atto d’amore; sente nel cuore che Dio ti fa vivere per gli altri ed essere dono per loro. Così per la vita di San Ferdinando, un atto di amore per le due comunità, vissuto nella logica del Vangelo, annunciando Cristo e vivendo come l’apostolo Paolo ci descrive in questa liturgia “guai a me se non annunciassi il vangelo”: è la logica che ci vuole tutt fratelli, servi gli uni della gioia degli altri”.

“San Ferdinando non sarà stato grande predicatore, di lui non rimane alcuna traccia di ciò che abbia potuto scrivere, ma la sua più grande omelia è stata la sua vita allorquando ha scelto di spendersi per la gente, fino alla morte…”. Riferimento del Vescovo all’episcopato del Santo patrono terminato “mentre era in visita pastorale,  mentre si stava impregnando dell’odore delle pecore”.

In ultimo, la preghiera e l’invocazione del Vescovo a nome delle comunità riunite in preghiera: “Chiediamo a San Ferdinando che anche la nostra vita sia camminare verso la luce, camminare verso il vangelo per costruire tra noi la vera comunità, in cui ciascuno sia un  segno di speranza per gli altri. Tra un po’ faremo ritorno alle nostre case, ai luoghi di lavoro,: lì dove c’è bisogno portiamo questa luce”.

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