Alla vigilia dei festeggiamenti in onore di san Ferdinando d’Aragona, si è svolto lunedì sera, nella chiesa di San Sebastiano in Alvignano un convegno dedicato al Santo patrono di Alvignano e Dragoni, compatrono diocesano e vescovo di Caiazzo.
Dopo i saluti introduttivi, il vescovo, Mons. Valentino Di Cerbo, ha insistito sull’importanza di studiare il “nostro territorio”, per riscoprirne personaggi e luoghi, “a volte sconosciuti agli stessi abitanti”, che ne rappresentano l’identità. Per questo, bisogna ringraziare “chi si pone nella prospettiva della ricerca continua, stimolando anche negli altri la sete di conoscenza”.
A seguire, il parroco, don Stefano Pastore, ha ringraziato i sindaci presenti, Stefano Sgueglia, di Caiazzo e Angelo Marcucci, neosindaco di Alvignano, peraltro al suo primo intervento pubblico. La loro presenza dimostra quanto le due comunità, insieme a quella di Dragoni, siano unite dal culto di San Ferdinando d’Aragona, culto che, come sottolineato da Sgueglia, e ribadito da Marcucci, rappresenta non una “mera ricorrenza liturgica, ma un fatto culturale”.
A ripercorre la storia del Santo, frutto di una ricerca che dura da tempo, è stato Tommaso Tartaglione, giovane studioso e cultore di storia locale. Partendo dalla convinzione che il rapporto tra l’individuo e i santi è da leggere in termini “amicali”, in virtù del quale essi sono “nostri intercessori verso Dio”, passa in rassegna le fasi salienti di una devozione che si sviluppa prima ancora che il Vescovo caiatino venisse proclamato santo.
Il primo documento, attestante che il Santo venerato dalle contrade sopracitate è san Ferdinando d’Aragona e non san Ferdinando III (1198-1252), re di Castiglia e Leon, è una pergamena dell’Archivio vescovile diocesano datata 1231. In essa, si fa menzione di una sua sepoltura nella basilica alvignanese detta allora di Santa Maria in Cornello, (già Santa Maria di Cubulteria) e denominata successivamente come di San Ferdinando d’Aragona.
Le popolazioni alvignanese e dragonese coltivano la propria sincera fede nel Santo, al punto che i re aragonesi nel 1443 concessero loro una fiera da tenere la seconda domenica di luglio. Secondo la tradizione popolare, san Ferdinando viene invocato principalmente per la guarigione dalle malattie. Tra gli episodi miracolosi, attribuiti al Santo, si ricordano il “miracolo della botte”, datato 1400; la cura degli infermi dalla pestilenza del 1656; la guarigione della famiglia Martone, 1688; la protezione contro la carestia di grano, risalente al 1764.
La fede in san Ferdinando d’Aragona è componente sostanziale di un patrimonio umano, storico, ma anche artistico. Si pensi alla presenza in Diocesi di diverse effigi, scultoree e pittoriche: l’affresco nella chiesa dell’Annunziata di Dragoni, due busti ad Alvignano, un busto sempre nell’Annunziata e un quarto più importante busto, infine, è una magnifica opera in argento del famoso orefice napoletano Matteo Treglia, realizzato nel 1706 e conservato nella cattedrale di Caiazzo.
Video Fernando Occhibove