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Piedimonte Matese / Olbia. Il campione di basket Renato Rossi saluta lo sport

Comincia con lo Sportingclub di Piedimonte Matese, poi la Juvecaserta e in ultimo la Sardegna giocando in B1 e B2

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Classe 1974; 198 centimetri di altezza; sangue matesino nelle vene; il basket nel cuore.
Renato Rossi, sportivo fin da bambino, dopo 30 anni di basket, lascia lo sport festeggiato dalla sua Sardegna che lo ha adottato nel 1998 quando da Piedimonte Matese arriva ad Olbia.
Per lui, giovanissimo, si realizzava un gran sogno: la società sportiva Santa Croce militava in B2 e puntava molto in alto, per cui ricevere la proposta di giocare con la maglia giallo blu della città sarda, non poteva che essere motivo di grande orgoglio.

Lo abbiamo raggiunto al telefono per farci raccontare della sua esperienza sportiva: forse i giovani matesini, ancora in tanti appassionati di basket, non lo conoscono neppure, perciò non potevamo mancare l’occasione.

“Quando arrivò la telefonata da Olbia con la proposta di giocare da loro, mi trovato sul Gargano come animatore in un villaggio turistico. Non esistevano i cellulari per cui fu mio fratello, da casa, a rispondere al telefono e ad accettare la proposta di inviare immediatamente il mio tesserino alla società sportiva. L’unico problema era che qualche ora prima mio padre si era recato all’ufficio postale per inviare lo stesso tesserino sportivo alla squadra di Trani da cui avevo avuto la medesima proposta. Il Trani giocava in serie C, per cui mio fratello non esitò di fronte alla richiesta dei sardi. Di corsa lui e mia madre alla Posta a bloccare la spedizione. E ci riuscirono…”.
Comincia così la sua avventura sull’isola, “Un posto bellissimo, dove la vita scorre lenta, dove si vive bene, dove il turismo consente a molti giovani di lavorare per molti mesi all’anno, dove il vantaggio di essere in pochi consente di controllare e arginare la delinquenza; un posto dove è bello arrivare e restare. Ma anche un luogo dove spesso si fa i conti con i limiti della lontananza dalla terraferma, anche nel mondo dello sport.
I giovani che intendono far carriera – spiega Renato – sono costretti a partire verso posti e contesti meglio collegati tra loro che aprono a possibilità sempre migliori”.

Da ragazzo a Piedimonte Matese
“Amavo il calcio, ma per imitare mio fratello optai anche io per il basket”.
La sua esperienza con la palla a spicchi ha inizio con lo Sportingclub di Piedimonte Matese, per poi passare presto alle giovanili della JuveCaserta giocando da libero e vincendo due campionati juniores.; in quegli anni, nella sua città natale allenava i ragazzi poco più giovani: “Anche il sindaco Luigi Di Lorenzomio allievo, era bravissimo. Approfitto per mandargli i miei cari saluti e l’incoraggiamento a fare molto per Piedimonte…”.
Sono anni in cui Renato raccoglie per sè e le sue squadre piccoli successi, poi il sogno di crescere diventa realtà e arriva la Sardegna: 7 anni da professionista con il Santa Croce (in B1 e B2) giocando con Georgi Glouchkov, primo giocatore europeo a militare in NBA; nella stessa squadra – negli stessi anni – cresce e si forma Luigi Datome oggi cestista della nazionale italiana di basket; poi l’esperienza con l’Olimpia Olbia e due brevissimi periodi alla Maddalena e a Cagliari “ambienti diversi, ma caratterizzati comunque da un clima di grande familiarità”.
Nel frattempo arriva il matrimonio con Roberta Moro e la nascita di Niccolò e Giorgia Rosa; passa dal professionismo al semiprofessionismo e intraprende la carriera professionale come agente di commercio.

Torna a Piedimonte Matese due volte l’anno :”Ho bisogno di vedere i miei, non posso farne a meno”. Del resto la famiglia rappresenta l’unico contatto con la terra dove è nato.

Conclude la sua simpatica telefonata con un appello ai più giovani: “Scuola e sport inseme è possibile ed è necessario. Ma lasciamo che a sudare per le ambizioni siano i ragazzi liberamente, e non forzatamente costretti dalle aspirazioni dei genitori. Avere un sogno è importante e ti consente di andare lontano, ma è bene anche divertirsi. In questo ho imparato molto da mio padre e mia mamma che mi hanno sempre lasciato libero di scegliere e decidere: questo il più bell’esempio e il più bel regalo che ho ricevuto da loro…”.

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