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Antropos. La triste realtà psicologica della piromania

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vesuvio incendio
Photo LaPresse – Gerardo Cafaro

Lo sconcerto, l’indignazione, la rabbia che hanno accompagnato noi tutti in questi giorni nel veder bruciare il Parco nazionale del Vesuvio hanno purtroppo ravvivato l’interesse sulle cause scatenanti del dolo.

Prima dell’aspetto prettamente psichiatrico del fenomeno, devo soffermarmi anche sugli aspetti sociali che hanno a che fare nostro malgrado con gli interessi malati della criminalità organizzata che collusa alla politica (anzi all’anti-politica) ha fame di costruire, innalzare, spianare colate di cemento ovunque sia possibile e lì dove non le viene permesso si vendica in maniera efferata. Gli interessi, il godimento del tutto e del più possibile, l’accumularsi della ricchezza sporca e sfrenata ma aggiungerei anche il diffuso malaffare che si mischia con l’arrivismo, la prevaricazione sull’altro, l’apparenza ingannevole e il bisogno sfrenato di avere, di comprare, di alimentare inevitabilmente quella macchina mostruosa chiamata capitalismo.

Dietro agli atti vandalici e piromani che distruggono la nostra storia, la nostra cultura, la nostra terra (e parlo anche per gli amici siciliani e pugliesi) c’è anche questo, in ognuno di noi purtroppo ci sono questi germi e da ognuno di noi deve partire la rivoluzione del saper dire NO agli eccessi, alle superficialità, alla bieca e cieca materialità. In qualcuno questo groviglio di “germi mentali” arriva all’esasperazione, tocca l’apice, non tollera freni e compromessi. Il criminale, il camorrista, il mafioso vuole tutto e subito. E non c’è bestia al mondo a cui equipararlo, è un terrorista dichiarato e affermato, subdolo, manipolatore e estremamente bugiardo. NON HA NULLA IN SE RICONDUCIBILE SIA ALL’UMANO CHE ALL’ANIMALE. NON VALE NIENTE! Chiaramente non sono loro i piromani, loro sono i deviati mandanti che comandano ad esecutori senza scrupoli e coscienza e con eccessiva ignoranza di mettere in pratica l’ordine.

Venendo alla piromania è una sindrome che negli ultimi anni si è diffusa grazie anche all’emulazione, caratterizzata da una serie di comportamenti che innescano rabbia ed aggressività nel soggetto colpito, tale da provare piacere solo incendiando oggetti o boschi, in alcuni casi persino gli animali.
La persona affetta dalla malattia avverte un grado di euforia con precedente scarica di adrenalina che allieva le sue tensioni nervose, è come se si “calmasse” dopo una lite solo incendiando qualcosa. Le indagini condotte sugli individui affetti dimostrano che si tratta di un disturbo presente fin dall’Ottocento, il periodo in cui la pratica degli incendi era molto diffusa. Escludendo le cause accidentali, gli incendi dolosi sono spesso provocati da persone che giustificano la propria azione, facendola risalire a delle offese subite, a delle vendette da effettuare.

foto da ilgazzettinovesuviano

Ad una prima analisi, sembrerebbe essere una devianza sociale, quindi un comportamento che richiede una perizia medica, poi la detenzione, ossia il controllo da parte dello Stato, ma nelle indagini psichiatriche più approfondite, spesso emerge il piacere sottostante l’azione, rilevando appunto la presenza della malattia. In linea generale poco si sa a proposito di questo disordine, esclusa qualche ricerca che suggerisce la possibilità di una componente ambientale, sviluppatasi nella tarda infanzia. Ci sono comunque pochi studi scientifici sull’argomento; qualche ipotesi psicosociale potrebbe far pensare che la piromania sia una forma di comunicazione per individui con scarse abilità e risorse sociali oppure con una sessualità poco gratificante, per i quali accendere dei fuochi acquista il ruolo di soluzione simbolica.

Altri studi collegano la piromania all’abuso infantile. In realtà, la simbologia con il fuoco è sicuramente un indicatore da non trascurare, dal punto di vista psichico, l’interpretazione di Carl Gustav Jung va a rivedere nel quarto elemento naturale, insieme ad acqua, aria e terra, la forza motrice nel fuoco, ossia l’attività e il dinamismo. Nelle associazioni libere, spesso è collegato all’energia sessuale. Per questo motivo, è probabile che gli individui affetti ritrovino un sistema di valori e di simboli collegati all’incendio, è per loro una forma di catarsi. C’è da dire che l’atto compiuto desta caos e furore da parte della comunità, e spesso tali soggetti provano piacere se qualcuno parla di loro, si sentono “importanti” nel richiamare l’attenzione dei media.

C’è chi prova un senso di liberazione osservando bruciare degli oggetti, chi invece, compie l’atto e poi scappa con furore goliardico, immaginando la sensazione di dispiacere di chi ha subito il loro atto. Potremmo dire che si tratta di un bisogno narcisistico dell’ego, una perversione che si associa alle manie di protagonismo, poiché tali soggetti subiscono l’isolamento sociale e magari non hanno molto successo nei loro rapporti interpersonali e questa per loro è l’unica strategia per richiamare l’attenzione.

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