A Liberi nella festa del santo patrono, il 2 agosto, il vescovo Mons. Valentino Di Cerbo ha donato a Sant’Alfonso una croce pettorale, uno dei simboli episcopali che come ricordava Benedetto XVI a Parigi, in un incontro con i giovani nel settembre 2008 essa non ha valore «né di ornamento, né di gioiello, ma di simbolo prezioso della fede e segno visibile e materiale del legame con Cristo».
Sant’Alfonso, nato nel settembre del 1696 a Marianella, vicino Napoli, scelse per un tempo l’esperienza missionaria nella località di Villa Liberi, borgo che all’epoca contava poco più di 500 anime, ma in posizione strategica per la vicinanza con Capua e le cittadine del circondario: tuttavia la sua missione fu fortemente ostacolata dal potentato locale tanto da costare dolori e soffrire al sacerdote.
Una vita segnata non solo da problemi fisici, ma anche da duri scontri relazionali quando fu inviato alla sede di Sant’Agata de’ Goti come vescovo: il rapporto con il clero locale fu per il Pastore significativa esperienza di santificazione.
A Liberi – comunità guidata da don Vittorio Marra – il suo nome e la sua vita, nonostante le avversità di allora, sono radicati e nel sentimento popolare prevale l’orgoglio di aver avuto in loco un santo, che mentre vi risiedeva, pare abbia composto proprio in questo luogo il canto natalizio “Quanno nascette ninno”.
Mons. Valentino Di Cerbo, ripercorrendo brevemente le vicende della vita del Santo e nel gesto del donare a lui una croce da vescovo ha voluto porre all’attenzione dei presenti il valore profondo della missione compiuta da Alfonso: annunciare Cristo e il suo Vangelo e affrontare ogni asperità perchè radicato in Lui.
Un gesto, quello del Vescovo, non senza emozione con un altro significato: quello cioè di riconoscere nel Santo la figura di guida, di autorevole pastore e di affidarsi a lui perdiletto da Dio.