comunicato stampa del
Dr. Vincenzo D’Andrea, presidente Associazione Micologica del Matese
Con Decreto del Ministero per le Politiche Agricole e Forestali del 17.07.2017 (G.U. n.176 del 29.07.17) il “Tartufo nero del Matese” è stato definitivamente ed ufficialmente riconosciuto quale “Prodotto Agroalimentare Tradizionale” (P.A.T.) della Campania.
L’impegno della Associazione Micologica del Matese negli ultimi 8 anni ha profuso sul territorio matesino occidentale (campano) la conoscenza ma soprattutto la presa di coscienza dell’esistenza da sempre di questo particolare prodotto primario spontaneo della Natura. La peculiarità territoriale matesina, dalla pianura alle faggete montane, dona mille risorse, finora molto poco considerate ma che contribuiscono a far sì che l’intera area sia, nell’insieme, tra le più generose della Campania: tra queste il Tartufo.
Il “Tartufo nero del Matese” entra così a pieno titolo quale P.A.T. (Prodotto Agroalimentare Tradizionale), tra i “prodotti primari” della Regione Campania grazie al lavoro effettuato dall’Associazione Micologica del Matese i cui micologi hanno elaborato i dati scientifici ottenuti dalle valutazioni macroscopiche e microscopiche degli esemplari raccolti, integrando gli elementi mancanti ma indispensabili per l’identità inconfutabile del prodotto. Sono poi andati alla ricerca, trovandole, delle testimonianze storiche ma anche di conoscenze, esperienze, racconti e leggende custodite nella memoria della collettività dei residenti da cui si potesse documentare come i territori del Matese fornissero da diversi secoli il Tartufo Nero, tanto caro alla corte dei Borbone che per inciso si rifornivano di questo prezioso fungo ipogeo anche da questi territori.
Oggi dare evidenza all’ennesimo Prodotto Agroalimentare Tradizionale del Matese significa dare ulteriore enfasi ad un Territorio che può e deve avere in queste peculiarità della terra e del sapere della propria collettività il “punto di forza” su cui fondare un’economia sostenibile.
Che il “Tartufo Nero del Matese” sia volano di ripartenza per una sincera identità dei luoghi, attraverso i loro frutti di biodiversità ed etnodiversità, nella assoluta necessità di custodirli e preservarli nel tempo. Ed ancor più che vengano tutelati i territori di ricerca dall’attacco sconsiderato dell’ “Homo non-sapiens” che pregiudicherebbe questo frutto straordinario che Madre Natura ci ha concesso di avere.