A cura di don Andrea De Vico
Anno A – XXII per Annum (Mt 16, 21-27)
“Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: ‘Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai’ Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: ‘Và dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!’ ”
Pietro, la “roccia” sulla quale Gesù avrebbe fondato la sua Chiesa, colui che pochi istanti prima aveva pronunziato il primo atto di fede della storia nella persona di Gesù, ora passa all’opposizione, si comporta come un “Satana!” Colui che pochi istanti prima era stato detto “pietra basilare”, ora viene bollato come “pietra d’inciampo”, in greco: “scandalo”. Che contraddizione! Cosa è accaduto? Ecco: all’intima rivelazione del Padre è subentrato l’uomo carnale, sanguigno, sensuale, che ragiona secondo le categorie mondane! Pietro è rimasto talmente turbato dall’annuncio dei prossimi eventi di passione, da dimenticare il cenno alla resurrezione, sbocco finale della profezia. Quando si prospetta il momento della sofferenza, la prova della fede, l’essere umano si ribella, non ne vuole sapere …
La diffusione de “Il Codice da Vinci” può essere letto sotto questa luce, come una dinamica di fede-opposizione. Quaranta milioni di occidentali, in una cultura ancora influenzata dalla fede cristiana, sono stati abilmente intercettati da una potente operazione di mercato e sono rimasti incollati al romanzo-film. E’ facile provare che si tratta di una congettura fantastica ed esoterica, che non può reggere in alcun modo il benché minimo superficiale esame storico, letterario e scientifico, eppure quaranta milioni di (ex) cristiani vi hanno, per così dire, “creduto”.
Davvero Gesù Cristo era sposato con la Maddalena? Davvero è esistita una discendenza di Gesù, perseguitata dalla Chiesa ufficiale? Davvero l’imperatore Costantino ha favorito la divinizzazione dell’uomo-Gesù finanziando la pubblicazione dei vangeli che parlavano di lui come Dio, scartando gli scritti successivi (apocrifi) che lo presentavano come semplice uomo? Se io fossi un bravo scrittore e costruissi un romanzo dicendo che “il Presidente della Repubblica nasconde il sacro graal nelle cantine del Quirinale”, o che “il segretario di stato americano non è quel che dice di essere, ma è un pericoloso extraterrestre infiltrato dai marziani all’interno dell’amministrazione Trump”, io troverò sempre una buona fetta di pubblico disposto a berla. I cultori di misteri e cose esoteriche sono pronti a credere di tutto, purché faccia sensazione.
Come smentire affermazioni di questo tipo? Che risposta dare a questi inguaribili zucconi? Come si spiega un successo così strepitoso? Merito degli autori? Logica del mercato? Alla fine sono le attese del pubblico a decretare il successo di un prodotto. “Panem et circenses”, “dateci da mangiare e fateci divertire”, dicevano i romani dell’impero ormai decadente. Oggi, quaranta milioni di persone hanno prestato attenzione a quelle storie, o perlomeno “ha fatto loro piacere” il sospetto che potessero essere vere: sbugiardare la religione per avere un mondo senza comandamenti, né leggi, né gerarchie, né credo. Lo sfondo culturale del successo del “Codice da Vinci” è questo. Quaranta milioni di persone: tutte battezzate, evangelizzate e catechizzate, ma alla fine è risultato più interessante pensare “secondo gli uomini” che “secondo Dio”.
Il bello è che non si può neanche dire alla gente: “non leggete quel libro”, “non andate a vedere quel film”, altrimenti la curiosità diventa più forte. Le grandi polemiche, accompagnate dai divieti ufficiali, attirano ancora di più il grande pubblico. Per esempio, le proteste (e la scomunica) indirizzate al blasfemo “L’ultima tentazione di Cristo” non hanno fatto altro che aumentare l’attenzione generale e gli incassi di un film destinato al solo circuito d’autore.
Quaranta milioni di persone! Questo vuol dire che la Chiesa genera i figli alla fede, poi li perde nel vortice di una lenta e inesorabile apostasia di massa! C’è chi è tanto attento a una puntura di zanzara per motivi estetici, o per evitare la possibilità di una malattia, e poi poco importa del veleno che il serpente antico a piccole dosi inocula, tramite materie e spettacoli pseudo-culturali!
Il mondo plaude alla mistificazione, non certo alla professione di fede. Le condizioni di Cristo sono chiare: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Anche san Paolo: “Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che a lui è gradito e perfetto” (Rm 12, 2)
Che significa “rinnegare sé stesso” e “cambiare il proprio modo di pensare?” Intendiamoci: “rinnegare” significa “dire di no”. Gesù non chiede di rinnegare ciò che “siamo”, ma ciò che “siamo diventati” col peccato. Creati a immagine di Dio, abbiamo usato male della nostra libertà, sporcando l’immagine con le incrostazioni del peccato. Avviene come la purezza e la semplicità delle chiese romaniche che nel corso dei secoli si sono appesantite di stucchi, decorazioni e colonne che non hanno niente a che vedere con l’originale. Per tornare al primitivo splendore, occorre rimuovere il materiale posticcio.
Pensiamo ai vizi che fanno da “crosta” alla nostra anima: superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia, accidia. Ecco il nostro “io posticcio” che Gesù ci chiede di rinnegare! Ecco quell’ “io che non sono io”, quell’ “io che non è da me”, e al quale devo dire di no! “Rinnegare” non ciò che Dio ha fatto in noi con la creazione, ma ciò che abbiamo fatto noi con il peccato. Dire di no anche a certe letture sospette, a certi films e spettacoli fatti apposta per insinuare dubbio e confusione. O pensiamo “secondo Dio”, o pensiamo “secondo Satana”.
Per situarci, basta vedere come apriamo la bocca. O la roccia, o la zucca.