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Castello del Matese. Qual è il segreto per arrivare a 100 anni? Elverino lo sa bene…

Il Comune e la Pro Loco Rocca Alta, unitamente alla parrocchia Santa Croce, hanno organizzato una grande serata di festa in onore del nonno più anziano del paese

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Non sono le fatiche o i dolori a segnare una vita, ma il coraggio e la passione con cui si affrontano, la tenacia con cui si va incontro ad essi trasformandoli in opportunità di vita bella.
Potrebbe bastare (ma forse non troppo) a sintetizzare l’esperienza di Elverino Piccirilli, 100 anni appena compiuti e una lunga storia da raccontare. Originario di Roccaspinalveda (CH), ma legato da sempre a Castello del Matese, la sua comunità matesina lo ha festeggiato con una commossa e partecipata cerimonia: prima una messa di ringraziamento, poi la festa di piazza in una serata completamente dedicata a lui.

Nella chiesa parrocchiale di Santa Croce, il vescovo Mons. Di Cerbo – con lui il parroco don Antonio Rinaldi e don Salvatore Zappulo – ha ripercorso la storia del caro nonno Elverino che ha avuto modo di incontrare e conoscere in occasione della visita pastorale in paese.

Ad un giovane, cresciuto imparando i mestieri, arriva la chiamata alle armi, come tanti della sua età: a 18 anni è in guerra sul fronte africano e dopo alcuni anni per lo stesso motivo si imbarca alla volta della Grecia.
La fine del secondo conflitto mondiale, lo vede, come tanti altri conterranei in partenza per l’Argentina alla ricerca di fortuna.
Per Elverino, uomo intraprendente e motivato, è la volta di una grande opportunità; comincia a lavorare come calzolaio per una importante azienda calzaturiera fino ad assumere incarichi di grande responsabilità.
Mons. Di Cerbo, nell’omelia ha ricordato a tutti la diligenza, l’onestà, la professionalità con cui Elverino si faceva apprezzare oltreoceano portando con sé e donando in terra straniera il meglio di una italianità – che molti come lui – hanno offerto in terra straniera.
Dopo aver conosciuto la (futura) moglie per procura, la giovane Maria Antonia lo raggiunge per il matrimonio da cui nacque la figlia Dora.
Nel 1954 il rientro in Italia, ma per Elverino è ancora tempo di fare la valigia e partire, quasi come se sapesse e avesse ben chiaro l’impegno e il futuro che lo attendeva da pensionato: destinazione Svizzera dove lavora come aiuto cuoco e diventa riferimento per molti giovani del Matese partiti anch’essi per cercare lavoro oltralpe.
Una passione per l’altro, per i bisogni di chi, come lui, partiva per stare meglio, per migliorare le condizioni della propria famiglia.
Nel 1984 torna in Italia per il matrimonio della figlia a cui sarà da sempre molto legato in particolare quando nella sua vita entreranno due nipoti con problemi di disabilità.

Da questo momento il suo viaggio, quello che lo aveva visto in giro e lo faceva apprezzare da molti, si ferma definitivamente perché possa dedicare tutto il suo tempo ai genitori dei due ragazzi e in particolare a loro.

Con il racconto di questa vita a Mons. Di Cerbo ha parlato del miracolo dell’amore, di una vita affrontata con passione e con la mano sempre protesa verso qualcuno: condizioni che liberano dal peso di certi dolori e donano serenità. Forse questo il segreto della sua lunga vita?

Di sicuro a contribuire alla buona salute del caro nonno anche la salubrità del piccolo paese di Castello, delle relazioni serene, di un vivere lento e pacato, come anche il sindaco Antonio Montone ha voluto sottolineare manifestando a nome della cittadinanza riconoscenza e affetto per il caro Elverino.

Al termine della messa, festa di popola in Piazza Roma con buon cibo e la musica di Acquerello napoletano.
A sorprendere il presenti, il sorriso eterno del caro nonno, quasi un segno di gratitudine ma anche di orgoglio per essere stato tanto bravo da riuscire a vedere la Storia dall’alto della sua età.
E poi ancora emozione durante la proiezione di un video curato da Gennaro e Francesco Montone, che ha ripercorso le tappe della sua lunga vita, non senza il riso, non senza qualche lacrima sul volto dei presenti.

 

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