Home Arte e Cultura Festival dell’Erranza 2017. Bilanci nell’intervista al direttore artistico Perrotti

Festival dell’Erranza 2017. Bilanci nell’intervista al direttore artistico Perrotti

Roberto Perrotti, direttore artistico del Festival dell'Erranza, traccia un bilancio sull'appena conclusa edizione

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Conclusa l’edizione 2017 del Festival dell’Erranza, abbiamo fatto qualche domanda a Roberto Perrotti, direttore artistico della Kermesse. Di seguito l’intervista che abbiamo il piacere di pubblicare.

Qual è la sua opinione sul Festival dell’Erranza oggi?
Il Festival dell’Erranza è divenuto ancor più riconoscibile, sia nei suoi contenuti culturali sia nell’immagine che offre di sé.

L’immagine scelta per rappresentare il Festival quest’anno è il “Dono del mantello” di Giotto. Perché questa scelta?
La scena di San Francesco col suo mantello e il mendicante, giunge al cuore del tema da noi proposto e sintetizza artisticamente e simbolicamente quanto si è inteso proporre nei giorni della Rassegna.

Si può affermare che gli obiettivi prefissi sono stati centrati? Quale apporto hanno dato gli ospiti intervenuti alla comprensione del “dono”?
Al di là dell’alta figura di pensatore di Massimo Cacciari, il Festival è riuscito ad armonizzare studiosi provenienti da differenti formazioni. Mi riferisco alla presenza del grande teologo Gennaro Matino, che ha rilevato in che modo il dono, inteso come gesto di generosità e gratuità, crei profondi legami fra chi dona e chi riceve, stabilendo una sorta di “contratto sacro”. Mi riferisco a Mauro Francesco Minervino, antropologo, che ha insistito sul fatto che il dono, per non rimanere in una condizione di rapporto di potere asimmetrico, occorre che superi i limiti del possibile.

Altre “presenze” importanti che meritano di essere menzionate?
Abbiamo avuto l’opportunità di aver ospitato, solo pochi giorni dalla nomina, il premio Campiello 2017, Donatella Di Pietrantonio, scrittrice fra le più apprezzate in Italia.
E poi uno sguardo all’arte con il grande critico Giorgio Agnisola e con la mostra fotografica curata dal Laboratorio dell’apprezzato Antonio Biasucci. La tromba di Fabrizio Bosso, fra i massimi jazzisti italiani, ha dato una nota di eleganza e di esclusività al Festival, al chiostro e al nostro territorio.

In tempo di bilanci, chi sente di dover ringraziare per la buona riuscita del Festival?
Anche in questa edizione non è mancato il forte ancoraggio con l’associazionismo e le buone pratiche sociali. Si guardi alla presenza dell’Aido, del suo presidente Guglielmo Venditti e di Ben Barek, musulmano che ha ricevuto attraverso il trapianto un nuovo cuore da un cristiano. Si pensi poi alla toccante testimonianza di Suor Raffaela Letizia della Comunità di tossicodipendenti Emmanuel o a Lidia Massari che con il suo blog racconta il terremoto nelle Marche del 2016 e i temi della disabilità.
Siamo felici della rinnovata fiducia espressa dal nostro maggiore sponsor Mangimi Liverini e del sostegno del Club Rotary, Pro Loco Vallata, Ottica Corniello, La Guardiense, La Feltrinelli  Infine, ringrazio l’Amministrazione di Piedimonte per essere stata al nostro fianco.

Ci sono aspetti del Festival dell’Erranza che potrebbero essere migliorati?
Il Festival rimane un’esperienza in divenire, migliorabile e con infinite potenzialità. Il suo quinto anno, lo ha celebrato in questa edizione nel giusto modo.
Abbiamo acquisito nel tempo maggiore consapevolezza nelle potenzialità di una Rassegna che vuole definirsi sempre più luogo di una ricerca culturale, distante da un’esposizione spettacolarizzata.

Foto Fernando Occhibove

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