Il ritardo nel recapito della posta è, purtroppo, un disagio che sono costretti a patire i comuni della provincia di Caserta, da diversi mesi a questa parte.
Era gennaio quando i deputati del Pd, Camilla Sgambato e Massimiliano Manfredi, presentarono in Parlamento l’interrogazione relativa ai disservizi nella consegna della posta in Terra di Lavoro. Soltanto qualche giorno fa, invece, Antonello Giacomelli, Sottosegretario al Ministero per lo Sviluppo Economico, ha specificato che fino a febbraio 2018 sarà in vigore la riorganizzazione stabilita dall’AGCom, che si occupa del controllo su Poste Italiane, ossia il modello per cui, dei 10 centri di recapito, la metà sarà interessata dal recapito a giorni alterni (Piedimonte Matese, Mondragone, Pignataro Maggiore, Santa Maria Capua Vetere e Sessa Aurunca).
A quanto pare, però, una delle principali cause della consegna rallentata è la toponomastica carente. In molti comuni, anche nel territorio altocasertano, i portalettere si trovano in seria difficoltà, nel momento in cui si trovano a dover consegnare pacchi, lettere, raccomandate e quant’altro a indirizzi con una numerazione che spesso manca del nominativo dell’intestatario.
Tra gli amministratori che hanno sollecitato più volte Poste Italiane per una risoluzione del problema, anche Tommaso Sgueglia, sindaco di Caiazzo. Dopo diverse sollecitazioni, come lo stesso Sgueglia afferma sulla sua pagina Facebook, la Società ha tenuto a precisare “il massimo impegno nell’effettuare il proprio lavoro”, e che l’inconveniente si verifica specialmente nelle località di campagna o “con diverse abitazioni isolate ubicate in viottoli non asfaltati e senza numeri civici o altre indicazioni, ma anche alla zona centrale di Caiazzo”, per esempio dove vi sono “diversi edifici racchiusi in un parco totalmente privo di indicazione delle varie scale e servizio di portineria”.
Trattandosi di un disagio che si è protratto a lungo, sarebbe opportuno che tra amministratori e Poste Italiane si collaborasse, per far sì che il servizio torni a soddisfare le esigenze dell’utenza.
Parlo da ex postale, da cliente di poste italiane e purtroppo da cittadino italiano.
Il problema di poste italiane non sono i portalettere ne tanto meno i cittadini dei paesi limitrofi di Caiazzo e provincia.
La questione recapito è complessa e lo è ancora di più quando nell’ottobre del 2015 poste italiane è stata privatizzata dall’applicazione della legge di bilancio.
Da qui in poi non è più garantito il servizio di recapito universale.
L’azienda ha avuto solo quest’anno milioni di utili netti ma i dirigenti continuano a dire che le lettere sono in diminuzione e che quindi bisogna tagliare sui costi perché la stessa zona di recapito con meno lettere porta guadagni inferiori all’azienda o addirittura nulli.
Così la scelta del recapito a giorni alterni: 2 portalettere che servivano 2 zone di recapito ( spesso due comuni diversi ) ridotti ad un solo portalettere che un giorno serve una zona (comune) e il giorno dopo serve un’altra zona (l’altro comune dell’altro portalettere).
Così da ridurre quasi per la metà il numero di portalettere per centri di recapito.
Un portalettere si troverà a servire due comuni diversi allo stesso tempo di conseguenza si ritroverà con il doppio delle raccomandate, il doppio della posta massiva e spesso anche cartelle dell’equitalia riuscendo ad uscire dall’ufficio solo in tardo pomeriggio per sistemare la posta di due comuni diversi prima di effettuare la gita.
Le conseguenze della privatizzazione sono state tutte manovre politiche dei governi volti alla riduzione del debito pubblico e per aiutare altri manager a guadagnare qualcosa con azioni della società ormai quotate in borsa.
Anonimo scoraggiato.
Inoltre vorrei ricordare che è stato proprio il governo del PD a dare il via alla privatizzazione del colosso poste italiane.
Quindi è inutile che i due deputati del PD si mettono in mostra per la campagna elettorale quando il loro partito ha votato a favore della privatizzazione pur sapendo a quello che si sarebbe andati in contro.