A cura di don Andrea De Vico
Anno A – XXVIII per Annum (Mt 22, 1-14)
“Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire …”
La metafora nuziale attraversa tutta la Bibbia: l’alleanza tra Dio e la nazione di Israele è come un patto d’amore… il Messia viene come uno sposo… finché lo sposo e presente gli amici non possono digiunare… beati gli invitati alle nozze dell’Agnello …eppure, in seguito ad ogni invito che Dio porge all’uomo, c’è spesso il dramma di un rifiuto. Anche nel Vangelo di oggi ci sono due categorie contrapposte, gli “invitati di diritto” che non si presentano, e gli “invitati raccogliticci” spinti ad entrare per sostituire i primi. Come in altre parabole, vi compaiono dei servi (i profeti!) malmenati e uccisi. E’ una situazione che conosciamo già: da un lato, i soliti farisei, sacerdoti, capi e notabili altezzosi, i “primi della classe”, e dall’altro lato la gran massa dei “peccatori”: collettori di imposte, pastori, asinai, venditori ambulanti, conciatoi, prostitute. Coi suoi racconti, Gesù dice ai primi: “voi non siete voluti entrare nel Regno, come gli ospiti di diritto che hanno rigettato l’invito: ora l’ingresso è aperto tutti quelli che voi disprezzate come peccatori!”
Nella comunità primitiva, nel contesto della predicazione apostolica, c’era una domanda di capitale importanza: perché andare a predicare ai pagani? Perché non limitarsi all’ambito già conosciuto del popolo eletto? E’ presto detto: siccome Israele non aveva accettato la Buona Novella, le porte si sono aperte ai pagani. Il rifiuto degli invitati della parabola rappresenta il rifiuto degli ebrei, mentre l’ingresso degli invitati raccogliticci, spinti ad entrare per forza, rappresenta l’ingresso dei pagani nella fede di Abramo. Matteo si è servito della parabola di Gesù per motivare la missione ai pagani, la loro inclusione nel Regno. La parabola è come uno “schizzo della storia della salvezza”: Dio prepara una mensa, manda ripetuti inviti attraverso i profeti, Israele rifiuta l’invito, maltratta e uccide i messaggeri, Gerusalemme viene castigata e distrutta, quindi l’invito viene esteso a tutti i popoli!
La parabola può essere letta e interpretata anche dal punto di vista psicologico. Osserviamo l’atteggiamento degli invitati. Essi accampano le scuse più pretestuose per scansare l’invito: chi non ci bada, chi ha un lavoro che non può rimandare, chi un affare urgente da sbrigare, chi deve andare a vedere un campo, chi deve provare una coppia di buoi … Noi facciamo lo stesso: tralasciamo le cose importanti e le barattiamo con cose di minore valore. Caso tipico: devo andare a Messa, ma capita sempre un imprevisto, un pranzo da preparare, una siepe in giardino che sta crescendo troppo, una partita da non perdere, un’interrogazione a scuola … Dio può aspettare, tutto il resto no. Se la domenica fossimo stati invitati ai lavori forzati, o a fare qualcosa di repellente, va bene, un secco rifiuto o un atteggiamento da scansafatiche sarebbe comprensibile, ma le nozze! Che strano tipo, questo cristiano che baratta i beni capitali della sua persona con i beni minori di questo mondo! Possiamo fallire tutto nella vita, non la salvezza della persona, l’ingresso nel Regno!
Gesù lo dice: molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti.
Dio è per tutti, vuole che tutti siano salvi, ma non tutti rispondono, c’è gente che se ne guarda bene e si tiene alla larga. Si direbbe che Dio abbia fallito con questa umanità, tutto questo spreco di grazia e di vivande, eppure lui continua ad invitare, continuamente invita. Quelli che sembravano scartati, Lui li recupera: profughi, zingari, malati, mentecatti e ruderi di umanità, tutta gente sulla quale nessuno avrebbe scommesso il becco di un centesimo!