Passione, gioia, premura, sinodalità, rispetto: le consegne del Vescovo Valentino alla Chiesa di Alife-Caiazzo in chiusura di Sinodo, momento spartiacque tra due diverse storie.
Un recente passato, fatto oggetto di attenzione e apprensione in occasione della Visita pastorale, e un tempo – ancor più distante cronologicamente – che ora è completamente revisionato nelle abitudini religiose, nelle scelte pastorali e anche di fede tramite le le nuove disposizioni sinodali.
In Cattedrale, alla presenza di una gran numero di fedeli l’intera Diocesi si è trovata per concludere (ma non del tutto) questo cammino di revisione intrapreso un anno fa e ascoltare dal Vescovo le consegne per l’anno pastorale che inizia e per il tempo successivo, quando – e sarà a gennaio prossimo – le decisioni e le scelte pastorali discusse nelle commissioni e votate dall’Assemblea sinodale troveranno effettiva applicazione.
Celebrazione, quella di ieri sera in Cattedrale, che prima del suo inizio ha vissuto il toccante momento sul sagrato della chiesa, dell’accoglienza del santo patrono diocesano, Santo Stefano Menicillo (foto in alto) accompagnato dai fedeli di Caiazzo e dal parroco don Antonio Di Lorenzo che ne custodiscono il busto e le reliquie, e lo venerano in modo particolare come patrono della loro città.
L”ingresso in Cattedrale della statua, con i sacerdoti e il Vescovo Di Cerbo è stato salutato con emozione e festa da tutti i presenti: Santo Stefano è stato posto sull’altare, accanto a San Sisto I, patrono diocesano e della città di Alife, “Santi Protettori che sempre accompagnano il nostro cammino ecclesiale – così il vescovo durante l’omelia – e anche stasera, attraverso le loro preziose e care immagini, si sono resi presenti in questa Assemblea liturgica”.
Un’omelia (scarica il testo integrale), quella di Mons. Di Cerbo, tesa a far sintesi del cammino sinodale, ma soprattutto delle prospettive che attendono la Diocesi di Alife-Caiazzo alla luce della Parola di Dio proclamata e legata alla liturgia di dedicazione della Chiesa Cattedrale che ricorre il 14 ottobre.
Dalla Parola di Dio, al Sinodo, alla vita di tutti i giorni
“Le Letture, appena proclamate, ci illuminano sul senso dell’evento celebrato e della missione della Chiesa nel nostro territorio.Tutto nasce, ci ricorda il Vangelo di Matteo (16, 13-19), dal nostro rapporto con Gesù (Voi, chi dite che io sia? … Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente, ndr). Se è autentico ed espressione di amore e di passione condivisa per il Regno, rende ciascuno di noi artefice di quella umanità nuova – la Comunità dei discepoli del Signore –, cui è legata la riuscita della Storia e delle piccole storie dei nostri territori.
(…) E’ proprio quel pizzico d’amore per Gesù, custodito e alimentato nel nostro cuore e condiviso con i fratelli – sembra suggerirci la Parola – che può garantirci la possibilità di diventare “stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di Lui” (1Pt 2,4-9). È tutto un trend positivo che possiamo mettere in moto, se amiamo il Signore con tutto il cuore”.
Conversione pastorale delle nostre strutture, questa la direzione suggerita dal Pastore, un sogno possibile, un “compito grave e ineludibile” cui non si sottrae una Chiesa che davvero sceglie di essere nelle periferie, nei luoghi che fuori dalle mura degli edifici sacri “attendendo da noi parole e gesti nuovi che profumano di Vangelo”, quindi testimoni credibili, lieti, sereni per le scelte compiute, espressione concreta, nel viso e nei gesti, di gioia e libertà interiore.
Nessuna comodità, nessuno sconto, per quei credenti, sacerodti e laici, che hanno scelto di seguire Cristo.
La riconoscenza e le consegne
Parole di gratitudine da parte del Vescovo per quanti hanno lavorato al Sinodo, in particolar modo per la Segreteria, responsabile per l’intero anno del coordinamento delle attività e della revisione del lavoro gradatamente svolto; grazie ai chi ha fatto parte delle commissioni di lavoro e chi è stato membro dell’Assemblea riunita 10 volte tra i mesi di maggio e settembre.
Poi le “cinque” consegne: “Ve le affido – ha spiegato in conclusione il Vescovo – perché rappresentino gli indicatori di marcia della nostra Chiesa del dopo Sinodo e la rendano realtà che, rinunciando all’immobilismo ed alla incapacità di osare, acquista significato e legittimità nei rapidi mutamenti che caratterizzano il nostro tempo e il nostro territorio, continuando ad essere percepita come madre e maestra di vita, e via al futuro di Dio”.
Cinque prospettive, ciascuna per ogni ambito della vita ecclesiale indagato dal Sinodo (Catechesi, liturgia, carità, forme di partecipazione, amministrazione e tutela dei beni) per imprimere la svolta, cercata e ora trovata.
E allora…catechisti ed educatori appassionati di Cristo e delle persone loro affidate; liturgie con il sapore della gioia che reca l’incontro con Cristo; azioni di carità che esprimano positiva apprensione e premura per gli ultimi; la sinodalità, nel senso della partecipazione assoluta e responsabile alla vita della Chiesa; il rispetto per la tradizione che viene dal passato e per ciò che le chiese custodiscono e amministrano.
Al termine della celebrazione, animata dalla corale diocesana, la lettura del Decreto di chiusura del Sinodo da parte del Cancelliere Mons. Alfonso Caso, su cui lui e il Vescovo hanno apposto le firme e il canto corale del Te Deum quale preghiera di ringraziamento per l’anno sinodale condiviso.