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Piedimonte Matese. A salvare il Cotonificio ci pensa la Soprintendenza

Dal progetto iniziale fatto di cemento e palazzi, si passa ad una effettiva riqualificazione del Cotonificio Radice, modello di archeologia industriale

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cotonificio Piedimonte matese

Piedimonte Matese e il suo storico cotonificio finiscono agli Stati Generali del Paesaggio, evento promosso dal Ministero dei i beni e delle attività culturali e del turismo in corso da ieri a Roma, presso Palazzo Altemps. Conclusioni previste quest’oggi con gli interventi di Dario Franceschini, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo e del Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.

A traghettare il centro matesino in un contesto di studio internazionale e nuova progettazione sulla tutela del paesaggio ci ha pensato la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio delle province di Casera e Benevento diretta dal Soprintendente Salvatore Buonomo, con il progetto di riqualificazione dell’ex cotonificio di Piedimonte Matese assunto come modello di recupero urbano e paesaggistico.

Acquistato nel 2003 dalla società Di Pietro Ruggero, per la realizzazione di 21 blocchi abitativi, oggi, grazie al supporto e alla collaborazione della Soprintendenza casertana, il complesso dell’ex cotonificio e il suo nuovo progetto guarda al territorio con una diversa consapevolezza: la tutela del paesaggio naturale in cui si inserisce la città di Piedimonte Matese, il recupero della memoria, e la celebrazione di uno spaccato storico che per il territorio ha significato economia, produttività, investimento, scambi commerciali e  culturali.
Ne abbiamo parlato con l’architetto Amalia Gioia (nella foto a sinistra), funzionario di zona per la Soprintendenza: Una significativa presa di coscienza per la Soprintendenza di Caserta e Benevento di quanto il nostro lavoro può determinare effetti positivi su ambiti urbani e paesaggio”. Soddisfazione che si accompagna alla serenità di una proficua collaborazione maturata tra la Proprietà dell’area cotonificio, i tecnici incaricati del progetto e l’ente ministeriale.

Il precedente
Nel 2003 Di Pietro acquistava il vecchio cotonificio. Nel 2013 il progetto presentato dall’imprenditore prevedeva – dopo l’abbattimento del complesso industriale – nello spazio delle stesse volumetrie, la realizzazione di 21 edifici di 11 metri di altezza ognuno: il progetto incontra il parere favorevole della Commissione paesaggio del Comune di Piedimonte Matese, ma non quello della Soprintendenza.
Ci saremmo trovati, all’ingresso della città, di fronte ad una nuova cittadella residenziale: un torto alla Storia di Piedimonte – spiega Gioia – che nel cotonificio vedeva già agli inizi del 1800 con l’imprenditore Giangiacomo Egg, il fiorire di un’economia industriale dinamica e aperta all’Europa; ma anche successivamente, nella metà del XX secolo, il perdurare di una storia economica e sociale davvero significativa”.
Abbattere gli enormi edifici non avrebbe fatto sparire il ricordo di quel lungo secolo, ma di sicuro sottratto al presente una radice culturale cui si ancora la storia di ogni luogo.
“Dal proficuo dialogo e dalla collaborazione tra la Soprintendenza e il gruppo Di Pietro e i tecnici incaricati è nata la nuova destinazione d’uso del complesso: uffici, polo fieristico-commerciale e un percorso della memoria, ossia un vero e proprio museo in onore delle antiche filande e del moderno Cotonificio Radice degli anni ’50 attraverso il cospicuo patrimonio fotografico oggi in possesso”.

Verso la riqualificazione
Oggi, a salvare il vecchio cotonificio, grazie all’oculata azione della Soprintendenza è proprio la permanenza della sua struttura ad archi, aperta – nella successione delle vetrate che lo caratterizzano – verso il paesaggio del Matese. “Una prospettiva ottica – continua l’Architetto – che meritava tutela e conservazione in quanto ci troviamo di fronte a forme di archeologia industriale molto care al nostro Paese e testimonianza di una architettura di un tempo attenta al paesaggio circostante”.
Nei mesi scorsi il complesso ha subito piccoli lavori di manutenzione essendo ormai dismesso da decenni e in condizioni precarie. Il progetto di un Museo, quello che più di tutto sta a cuore alla comunità matesina, ha già trovato la disponibilità della Soprintendenze per eventuali collaborazioni scientifiche e competenti.

Piedimonte Matese tra passato e presente
Tra la Storia dell’antica filanda Egg e il più moderno complesso industriale allestito negli anni 50 si colloca l’onore e la dignità di una città e dei suoi lavoratori (fino a 700 operai nel periodo di massima produttività) e di tutti i servizi che uno stabilimento offriva ai dipendenti. Il declino non è solo dall’istante in cui l’ultima macchina smette di lavorare, ma da quando il Cotonificio Radice – straordinario il suo nome –  si sradicava dall’anima e dalle menti di una politica poco propensa a guardare lontano e a sognare – concretamente – la possibilità per Piedimonte Matese di essere una vera città e un luogo di stabilità economica per i residenti.
Il futuro è adesso, prima di domani. Piedimonte Matese può sperare?

3 COMMENTI

  1. Non bisogna demordere ma mantenere duro per i giovani le nuove genegazioni la storia la memoria di tutto il bello è positivo realizzato in passato.

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