L’italia non parteciperà ai mondiali in Russia del 2018. Questo è il triste finale. Gli spareggi sono sempre stati insidiosi per tutti ma uno scenario del genere per la nostra Nazionale era comunque difficile da pronosticare. Molti lo hanno definito un fallimento derivante dal sistema organizzativo federale e alcuni, i più disfattisti, hanno addirittura paragonato questa eliminazione ad un’ “apocalisse” calcistica senza precedenti.
Ma veniamo alla gara di ieri sera.
Dopo la sconfitta rimediata in Svezia venerdì, gli Azzurri erano chiamati a vincere con almeno due gol di scarto per strappare una qualificazione nei 90 minuti regolamentari, provando ad annichilire gli svedesi dai primi minuti. Tanta foga, tanto cuore, tanta grinta e poca lucidità hanno caratterizzato un partita che, sfortuna ed errori arbitrali a parte, non è stata all’altezza della storia di questa squadra, che non è riuscita comunque a ribaltare un solo gol in 180 minuti. A calcio ha sempre vinto chi ha fatto un gol in più degli altri e gli avversari ne hanno fatto solo uno, ed è pure bastato. Tutti i giocatori sono scoppiati in lacrime al triplice fischio arbitrale, consapevoli di essere stati protagonisti di qualcosa che forse non riaccadrà mai più nella vita di chiunque stia leggendo i titoli dei giornali di oggi. Al drammatico epilogo di un match che passerà purtroppo alla storia in negativo, segue il pianto, come di un bimbo, di Gianluigi Buffon.
Un uomo, un portiere, un capitano e soprattutto uno sportivo che ha scritto pagine indimenticabili di storia del Calcio. Un uomo che ha saputo sempre tirare su il morale a tutti, anche quando non era l’allenatore a farlo; un portiere che con le sue mani d’oro ha parato rigori, colpi di testa e gol quasi già fatti; un capitano che è stato più che un leader nelle partite più importanti che l’Italia ha disputato; ed infine quel meraviglioso sportivo che ha battuto le mani, stringendo occhi e denti, all’inno svedese, quando mezzo stadio fischiava, quasi come un papà che prova con un solo gesto a tenere a bada 75mila figlioletti.
Non meritava questo tipo di addio alla Nazionale colui che è senza dubbio stato il miglior portiere della storia del calcio, ma non sarà di certo una partita a cambiare la sua carriera. Finisce così un ciclo. Ma proprio perchè si chiama ciclo, l’Italia deve sapersi rialzare, come ha fatto dopo lo scandalo di Calciopoli e non solo. Il sistema calcistico deve anzitutto riformarsi, rinfrescarsi e rivoluzionarsi per dare spazio ai giovani italiani che purtroppo non trovano più posto neanche nelle squadre minori di serie A. Forse questa scossa sarà il primo passo verso una rinascita, a lungo termine, di una Nazionale che deve tornare ad essere quella di una volta. Forza Italia! Sempre!