di Alberto Baviera
Contrariamente a quanto si possa pensare sono i giovani, e non più gli anziani o i pensionati italiani, ad essere maggiormente penalizzati dalla povertà economica e dall’esclusione sociale. La conferma arriva dal Rapporto 2017 su povertà giovanili ed esclusione sociale in Italia intitolato, non a caso, “Futuroanteriore”, che è stato presentato oggi da Caritas Italiana a Roma, alla vigilia della prima Giornata mondiale dei poveri. Nel nostro Paese, “i figli stanno peggio dei genitori, i nipoti stanno peggio dei nonni”. Per questo “il futuro di molti giovani in Italia non è serenamente proiettato verso l’avvenire”, rileva la Caritas che già un anno fa aveva messo in luce come i giovani andassero considerati – con i profughi – come i nuovi poveri.
“La povertà tende a crescere al diminuire dell’età”. È questa l’amara realtà fotografata dalla Caritas.
Oggi, un giovane italiano su dieci vive in uno stato di povertà assoluta. Nell’ultimo decennio l’incidenza della povertà tra i giovani (18-34 anni) è passata dall’1,9% al 10,4%.
A diminuire è invece la percentuale tra gli over 65, passata dal 4,8% del 2007 all’attuale 3,9%. In sostanza, “rispetto al passato, ad essere maggiormente penalizzati dalla povertà economica e dall’esclusione sociale non sono più gli anziani o i pensionati, ma i giovani”. Così, “se negli anni antecedenti la crisi economica la categoria più svantaggiata era quella degli anziani, da circa un lustro sono i giovani e i giovanissimi (under 34) a vivere la situazione più critica, decisamente più allarmante di quella vissuta un decennio fa dagli ultra-sessantacinquenni”.
A preoccupare è soprattutto la situazione dei minori: in Italia se ne contano 1 milione 292mila che versano in uno stato di povertà assoluta (il 12,5% del totale). E risulta particolarmente critica la condizione delle famiglie dove sono presenti tre o più figli minori per le quali l’incidenza della povertà assoluta sale infatti al 26,8%, coinvolgendo così quasi 138mila famiglie e oltre 814mila individui. Risulta ampio il divario relativo all’incidenza della povertà tra i nuclei di soli stranieri (25,7%) e misti (27,4%) rispetto a quella di soli italiani (4,4%).
Giovani penalizzati rispetto ai coetanei europei. La povertà giovanile coinvolge nel Vecchio Continente più di 15 milioni di ragazzi tra i 16 e i 24 anni (il 27,3% del totale). In questo contesto si registra in Italia un forte aumento della povertà giovanile: i ragazzi a rischio di povertà ed esclusione sociale in Italia sono passati da 1 milione e 732mila del 2010 a 1 milione e 995mila del 2015 (223mila giovani poveri in più, pari ad un incremento del 12,9%). Secondo il Rapporto, il rischio di povertà ed esclusione sociale riguarda il 33,7% dei giovani italiani.
(il 6,4% in più rispetto a quanto accade nel resto d’Europa). Considerando i dati assoluti, l’Italia è il terzo Paese dell’Unione ad aver incrementato il numero dei giovani in difficoltà. E se la Spagna, con un aumento di oltre 300mila unità in soli 5 anni, fa segnare il record negativo, ci sono Paesi che sono riusciti a ridurre il fenomeno della povertà giovanile, come nel caso di Polonia (328mila poveri in meno), Francia (-321mila) e Germania (-236mila).
Povertà assoluta in crescita. È proseguito anche nel 2016 il trend negativo che vede aumentare in Italia l’incidenza della povertà. Secondo Caritas, nel nostro Paese vivono in uno stato di grave povertà 4 milioni e 742mila persone (il 7,9% dei residenti), un totale di 1 milione e 619mila famiglie (il 6,3% dei nuclei familiari). Questo fa sì che “nell’ultimo decennio si è registrato un incremento del 165,2% del numero dei poveri”.
Quattro si sono rivelate le categorie più svantaggiate: i giovani (fino ai 34 anni), i disoccupati o i nuclei il cui capofamiglia svolge un lavoro da “operaio e assimilato”, le famiglie con figli minori e i nuclei di stranieri e misti.
Con questi dati, si sottolinea nel Rapporto, “l’Italia si allontana dall’obiettivo Ue 2020” che prevedeva una riduzione del numero di poveri pari a 2 milioni e 200mila entro il 2020. Per quanto riguarda le persone a rischio di povertà ed esclusione sociale, in Italia sono – secondo i dati Eurostat relativi al 2015, ultimo anno disponibile – 17 milioni 469mila (28,8% della popolazione). Nell’Unione europea a 27 Paesi, invece, sono poco più di 117 milioni gli europei (23,3% della popolazione) in analoga condizione. “Sia in Europa che in Italia – rileva Caritas – l’obiettivo è ancora lontano”.
Nei Centri di ascolto oltre il 40% di nuovi utenti. Nel 2016 sono state 205.090 le persone accolte ed sostenute presso i 1.801 Centri di ascolto (Cda), collocati in 180 diocesi italiane, di cui si dispongono i dati. Escludendo i dati relativi ai due Centri di ascolto di Ventimiglia, impegnati per lo più con immigrati diretti in Francia, sono state 189.101 le persone che l’anno scorso si sono rivolte a un Cda. Di queste il 43,8% sono nuovi utenti, mentre il 33% porta con sé una “storia assistenziale” più lunga.
Si è confermata anche nel 2016 la parità di genere tra uomini (49,2%) e donne (50,8%) che si sono rivolti ai Cda, con un età media di 43,6 anni. I ragazzi tra i 18 ed i 34 rappresentano il 22,7% del totale; tra gli italiani l’incidenza scende al 10,7%, tra gli stranieri arriva invece al 31,5%. In termini complessivi rispetto alla composizione del nucleo, prevalgono le famiglie tradizionali con coniugi e figli (35,0%), seguite da quelle uni-personali (25,7%), in netto aumento rispetto al 2015. Anche i senza dimora, che rappresentano complessivamente il 17,8% del totale, sono in crescita rispetto al 2015. Il bisogno presentato con più frequenza anche nel 2016 è stato quello della povertà economica (76,7%), seguito dai problemi occupazionali (56,8%), dai problemi abitativi (24,1%) e familiari (14,0%). In ogni caso, solo il 39,7% degli assistiti ha manifestato difficoltà relative ad un singolo problema. Chiedono viveri, vestiario, accesso alla mensa, servizi di igiene personale, poi sussidi economici per il pagamento di bollette/tasse, canoni di affitto o spese sanitarie
L’impegno della Chiesa. Nel 2016 Caritas Italiana ha accompagnato 125 Caritas diocesane nel percorso di presentazione, valutazione e approvazione di 191 progetti, in risposta alle povertà presenti sui territori.
Attraverso i fondi “Otto per mille – interventi caritativi di rilievo nazionale” messi a disposizione dalla Conferenza episcopale italiana, sono stati finanziati oltre 16 milioni di euro, a cui va aggiunta una compartecipazione economica delle diocesi interessate di poco superiore ai 5,2 milioni di euro, per un importo complessivo di oltre 21,5 milioni di euro.
I destinatari prevalenti degli interventi sono stati famiglie (27,7% dei progetti), persone senza dimora (16,7%), giovani e minori (13,6%), immigrati (12,6%) e inoccupati (10,5%). Rispetto alla categoria minori e giovani, le progettualità di Caritas – realizzate anche al di fuori del circuito 8xmille – si sono concentrate soprattutto su: minori a rischio, lotta alla dispersione scolastica e sostegno scolastico; formazione e riqualificazione professionale per ‘neet’ e disoccupati), percorsi di inclusione per rifugiati e profughi, contrasto della disoccupazione con tirocini, borse lavoro, stage. Su questo fronte, il Rapporto riserva uno dei tre “Zoom” al Progetto Policoro attraverso il quale, da oltre vent’anni, la Chiesa italiana si è impegnata per sviluppare comunità e dare nuova dignità al lavoro proprio coinvolgendo i giovani.
Da Agensir