Comme catarinèa, accussì natalèa: almeno una volta nella vita avremo sentito di questo detto, raccogliendolo dalle testimonianze delle persone più anziane, piuttosto che dalla gente comune, specie durante queste settimane che precedono le feste natalizie. Infatti è proprio la tradizione orale ad aver fatto la fortuna di questo proverbio che, in maniera semplice quanto curiosa sta ad indicare come la situazione metereologica della giornata odierna, dedicata a Santa Caterina, si ripeterebbe identica nel giorno di Natale.
Naturalmente si tratta di un adagio che non ha fondamenti verificati, se non nella fervida cultura popolare dell’Italia meridionale. A dirla tutta, in origine esso avrebbe avuto perfino un’altra protagonista, ossia Santa Barbara, giovane martire decapitata nel 305 d.C. dal padre Dioscuro, il quale successivamente mori colpito da un fulmine: ricordata dalla Liturgia cattolica il 4 dicembre di ogni anno, Santa Barbara viene invocata contro fulmini e morti improvvise. A questa martire, in un secondo momento, la devozione popolare ha affiancato Santa Caterina, contemporanea di Santa Barbara ed anche lei uccisa in odio alla fede – e ricordata proprio oggi, 25 novembre – il cui culto si attestò fin dai primi secoli pure dalle nostre parti (basti ricordare che nella nostra Diocesi ben due chiese sono dedicate a lei, come la Parrocchia di San Potito Sannitico oppure la Rettoria di Santa Caterina in Alife, storicamente edificata dal Comune ed oggi chiusa, per via dei danni causati dal sisma del 2013).
E’ cosi, dunque, che sarebbe nato l’uso del proverbio Comme catarinèa – o “barbarèa” a seconda delle circostanze – accussì natalèa, simpatico accostamento delle figure eroiche di due martiri cristiane ad un singolare preavviso meteorologico!