Home I Sentieri della Parola II domenica di Avvento. La voce nel deserto, commento al Vangelo

II domenica di Avvento. La voce nel deserto, commento al Vangelo

1940
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Anno B – 1I di Avvento  (Mc 1, 1-8)
A cura di don Andrea De Vico

 “Una voce grida: nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio” (Is 40, 3)

Esiste un deserto fisico in costante aumento: il 33% della superficie mondiale delle terre emerse. Per motivi di siccità e di carestia, centinaia di milioni di persone sono costrette ad emigrare altrove. E c’è un altro tipo di deserto, quello interiore. I rapporti umani inaridiscono, si vive nella solitudine, nell’indifferenza, nell’anonimato. Ci sono posti dove se gridi, nessuno ti ascolta, se cadi, nessuno ti aiuta, se una bestia che ti assale di notte, nessuno ti difende, se hai una gioia o una pena, nessuno con cui condividerla. Tutto è arso, spento, senza affetti, pieno di sabbia, di rabbia!

Per riempire questo vuoto, le persone si danno ai divertimenti più strani, al lavoro, ai commerci, alla bottiglia, alla televisione, al telefonino … Ma questo è triste, e non fa altro che aumentare il senso di disagio. Più aumentano le possibilità di divertimento, più le persone restano nauseate. Più aumentano i mezzi di comunicazione, più diminuisce la vera comunicazione. E gli innamorati cosa fanno, accendono i telefonini per tenersi compagnia? E quando l’amore si è stancato i due che fanno, accendono la televisione e guardano ineffabili sconcezze per ravvivare la passione? Se in famiglia non ci si parla più, che cosa dobbiamo pensare, che è colpa della televisione? In realtà, gli accrocchi tecnologici arrivano quando il vuoto si è creato già.

La voce di Isaia, profeta di Israele all’epoca dell’esilio babilonese, irrompe all’improvviso su tutto questo squallore e dice: “in questo deserto, preparate la via al Signore”. La situazione internazionale è cambiata, il popolo ha pagato il suo debito, la schiavitù è finita, finalmente è data la possibilità di ritornare in patria. C’è un deserto fisico da attraversare, un luogo inospitale e senza legge, dove dominano i predoni e le bestie selvagge, ma il cammino del rientro, questa volta, sarà trionfale: non più sentieri tortuosi e piste spossanti! Ci sono staffette e messaggeri che vanno avanti a menare il bando e preparare gli animi: che tutti si dispongano ad affrontare il viaggio, le vie sono appianate, i camminamenti raddrizzati e facili!

Il profeta, nel suo entusiasmo, sta sognando uno “svangamento” di colline alla maniera di una “via sacra” tracciata davanti ai templi babilonesi, una via rettilinea, piana e spaziosa, una sorta di “via della Conciliazione” o autostrada dell’antichità. Il deserto non è più un luogo pericoloso, solitario, alienante, marginale, ma diventa il luogo dell’assembramento, del fondamento, della decisione, della purificazione, del passaggio, dell’essenzialità, dell’incontro con Dio. Mosè, secoli addietro, aveva conosciuto Dio “nel deserto”, dove ebbe la rivelazione del roveto ardente. Israele stesso nacque come nazione “nel deserto”, quando ricevette le Tavole della Legge, prima di entrare nella terra promessa. Gli eventi della storia si decidono dunque “nel deserto”, lontano dai rumori della cosiddetta civiltà, in luoghi dove le cose essenziali sono poche: acqua, cibo, e una bussola al posto del telefonino.

L’araldo del Vecchio Testamento, che parla a nome di Isaia, viene impersonato nel Nuovo dalla figura di Giovanni Battista. L’antica profezia di Isaia viene ripresa da Marco e applicata alla predicazione del Battista, che invita a preparare nuove vie. L’indice di Isaia e quello del Battista sono puntati entrambi nella medesima direzione: l’intervento di Dio nella storia. Ma nel Battista c’è una novità: “Io vi sto purificando con l’acqua del fiume … ma colui che verrà dopo di me vi purificherà dentro, con il fuoco dello Spirito Santo!” 

Dopo il Battista, c’è stata e c’è tuttora una sterminata schiera di araldi come lui. I messaggeri di lieti annunci ci sono ancora, anche noi siamo chiamati a farne parte. Non esistono solo pettegolezzi e cronaca nera, ma tutto un fiorire di iniziative nel deserto del mondo, nuovi contatti che si stabiliscono, siamo nel tempo dello Spirito, il battesimo nello Spirito, l’incendio spirituale, un bagno di grazia e di amore. La nostra condotta era ruvida, ma abbiamo avuto la possibilità di appianarla; le nostre parole erano spigolose e imprevedibili, ma ci è stato dato il tempo di raddrizzare il nostro modo di pensare …

 

 

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