Cattedrale gremita per l’ordinazione diaconale di Alessandro Occhibove e Paolo Vitale. Si sono mossi in tanti – dalla Diocesi e non solo – per condividere questo momento intenso di preghiera e di festa, ma soprattutto a sorprendere è stata la presenza di numerosi giovani: sono loro che hanno guardato con particolare sorriso ed emozione questo momento; ed è a loro che va la gratitudine della Chiesa di Alife-Caiazzo per esserci stati, per aver partecipato sentendo questa celebrazione non l’evento, ma un passo avanti nel cammino di fede personale compiuto insieme ai lori educatori Alessandro e Paolo.
I giovani diaconi infatti, su invito del vescovo Valentino guidano diversi gruppi di ragazzi in formazione: Alessandro ad Alife dedicandosi a quelli di Azione Cattolica e di Catecumenato crismale (e in precedenza una significativa esperienza a Letino); Paolo a Pontelatone, Castel di Sasso e Piana di Monte Verna nella guida di più gruppi di Catecumenato crismale.
Mons. Di Cerbo, all’inizio della sua omelia, e più volte in seguito, ha fatto notare questa diversa presenza e manifestato la propria riconoscenza: “Una vocazione è frutto anche delle relazioni che si vivono, delle persone che si pongono accanto al nostro cammino… Se anche questi giovani sono qua, è perchè siete stati per loro riflesso di quell’amore gratuito che è dono di Dio. Ringraziamo il Signore per essere qui (…) perchè è dal suo amore riflesso nella fedeltà di ciascuno di noi, che nascono cose grandi, cose belle non solo per la Chiesa ma per il Mondo intero”.
Ieri sera i volti sereni di Alessandro e Paolo, il loro sì, la promessa di obbedienza al Vescovo e ai suoi successori, l’impegno a collaborare con i sacerdoti, la missione assunta di testimoniare e predicare il Vangelo di Gesù è stata lo specchio di una dimensione – umana e spirituale – impastata di gioia, servizio, fedeltà a questa Chiesa che entrambi vivono e hanno vissuto anche nei luoghi della formazione di seminaristi: rispettivamente Roma e Benevento. Anche dalle due città si sono mossi amici, seminaristi, sacerdoti.
L’Incipit del Vangelo di Marco, proclamato durante la celebrazione, ha guidato la riflessione comune affidata alla parola di Mons. Di Cerbo: “è un annuncio straordinario che deve riempirci il cuore di gioia, farci sentire uomini chiamati a camminare a testa alta, ad avere speranza, chiamati ad un futuro bello che Dio prepara per tutti suoi figli che come lui…hanno dato segni di amore nella Storia”.
In dialogo con l’assemblea e con i due giovani pronti a ricevere lo Spirito Santo per l’imposizione delle sue mani, il Vescovo ha riversato attraverso queste parole un messaggio di speranza forte e futura per la Chiesa locale e il Territorio.
“Questo incipit ben si addice al momento di grazia che stiamo vivendo: ci parla della presenza di Dio tra noi, della sua voglia di ricominciare, di offrirci Gesù come la grande opportunità di essere uomini e fratelli… Questo brano ci apre il cuore facendoci scorgere dietro la routine della nostra esperienza quotidiana di chiesa che lui cammina con noi, e che noi chiesa, siamo la sua sposa cui oggi ci fa un dono nuziale grande che parla di futuro…”
Un momento che il Vescovo ha celebrato con senso di gratitudine al Signore per il dono delle vocazioni, ma anche come manifestazione della volontà divina a proiettare in avanti la storia di Alife-Caiazzo: “Le righe seguenti di questo vangelo ci fanno capire che sono solo gli uomini e le donne che si decidono per lui, intraprendendo un nuovo esodo, “a rendere possibile ed efficace la buona notizia del vangelo…capace di cambiare la storia”.
Una riflessione che si fa tangibile, vera, concreta attraverso la scelta di Alessandro e Paolo: “grazie, Paolo e Alessandro, perchè la vostra scelta realizza e rende visibile tutto questo, nella storia di questa Chiese questo Territorio: senza uomini e donne generose come voi la buona notizia si spegne; affoga nelle volute della routine… Sono le scelte del nostro cuore che rallegrano la vita e la fedeltà di ogni giorno all’amore di Dio che ci chiama”. L’immagine di Giovanni Battista, ha sottolineato Di Cerbo, quale riferimento dell’uomo di Dio in esodo, capace di uscire totalmente da se stesso, fino a scomparire, per annunciare Cristo e la sua speranza.
Parole accompagnate da un’altra riflessione, quella sul significato profondo del rito dell’ordinazione diaconale: la consegna del vangelo e la missione a servire, l’annuncio e l’amore che caratterizzano la vita essenziale, povera, radicale di ogni diacono.
In ultimo la richiesta del Vescovo alla sua chiesa, di sostenere i due giovani in cammino verso il sacerdozio con la preghiera e l’affetto e così di fare per l’intera Diocesi.